Ossimoro

os-sì-mo-ro

Significato Figura retorica che consiste nell’accostare due parole contrapposte

Etimologia dal greco oxýmoron, composto da oxýs ‘acuto’ e morós ‘ottuso’.

Errori felici, follie lucide, silenzî eloquenti: sono solo alcuni esempi di ossimori. L’ossimoro è una figura retorica che consiste nel mettere accanto, nella medesima locuzione, due parole che esprimono concetti opposti — due parole di cui una determina l’altra: se dico ‘ghiaccio bollente’, ‘bollente’ determina, cioè aggettiva, dà una qualità a ‘ghiaccio’. È quello che accade allo stesso termine ‘ossimoro’: la sua etimologia ci spiega che è esso stesso un ossimoro, visto che ci parla di un ‘acuto ottuso’, raccontandoci qualcosa che tocca e punge sotto una veste di mattana ottusa.

Ma per quale scopo espressivo si dovrebbero associare e congiungere concetti opposti? Per quale motivo dovrei voler parlare di ghiaccio bollente, di silenzio assordante, di buio illuminato?

Oltre ad essere espressioni accattivanti che facilmente catturano l’attenzione del lettore e dell’ascoltatore, gli ossimori sono figure retoriche poetiche: sondano le possibilità concettuali dei crinali che separano gli opposti. L’ossimoro esprime qualità inusuali di un concetto, ne forma uno nuovo — a prima vista chimerico, ma che nasconde un senso preciso, difficilmente esprimibile altrimenti. Certamente è una figura retorica spiazzante, ma nella comunicazione attenta, ricercata, vivace, fantasiosa, creativa — in una parola, poetica — non può mancare: è una figura retorica che parla alla pancia e al cuore.

Parola pubblicata il 22 Aprile 2013