SignificatoAbbastanza; più facilmente; introduttivo di una comparazione o di una preferenza
Etimologia composto di più e tosto, cioè presto. Dal senso di più presto si è esteso a più facilmente, e più volentieri.
Parola comune, e perciò difficile. In generale va tenuto presente che il cuore di questa parola è la comparazione, estensione di quel ‘più tosto’ che la origina.
Ha una varietà di usi davvero vasta e vivissima, che cercheremo di tratteggiare: avendo due termini di paragone si dirà che siamo d’accordo con Tizio, piuttosto che con Caio, che ci piace mangiare ceci piuttosto che fagioli. Preceduto da un ‘o’, diventa un ‘o meglio’: gli manderò una mail, o piuttosto, gli telefonerò. Se uno dei due termini viene sottinteso, dà vita a frasi retoricamente forzute: piuttosto la morte! Se un secondo termine di paragone proprio non c’è, allora diventa sinonimo di ‘abbastanza’: si potrà dire che qualcuno è piuttosto agitato, o che fa piuttosto freddo.
Tragico è l’uso di ‘piuttosto che’ col significato di ‘oppure’: prenderò una pizza, piuttosto che una pasta; amo leggere libri, piuttosto che vedere film. Come si nota, travia il significato della frase. Infatti la prima, rimanendo aderenti al senso proprio delle parole, non vuol dire che “prenderò una pizza oppure una pasta”, ma bensì che “prenderò una pizza, invece di una pasta”. Vuol dire che mi va la pizza, non che sono indeciso. E la seconda non vuol dire che “amo leggere libri o vedere film”, ma che “amo leggere libri più che vedere film”. Vuol dire che mi piace immaginare l’ambientazione, i personaggi, rileggermi più volte lo stesso passaggio o saltare di pagina in pagina, e che questo, dannazione, mi piace più che vedere un film già bell’e fatto. Il ‘piuttosto che’ nel senso di ‘oppure’ viene impiegato come se fosse un uso aulico: non lo è, è un fallimento comunicativo e basta.
Parola comune, e perciò difficile. In generale va tenuto presente che il cuore di questa parola è la comparazione, estensione di quel ‘più tosto’ che la origina.
Ha una varietà di usi davvero vasta e vivissima, che cercheremo di tratteggiare: avendo due termini di paragone si dirà che siamo d’accordo con Tizio, piuttosto che con Caio, che ci piace mangiare ceci piuttosto che fagioli. Preceduto da un ‘o’, diventa un ‘o meglio’: gli manderò una mail, o piuttosto, gli telefonerò. Se uno dei due termini viene sottinteso, dà vita a frasi retoricamente forzute: piuttosto la morte! Se un secondo termine di paragone proprio non c’è, allora diventa sinonimo di ‘abbastanza’: si potrà dire che qualcuno è piuttosto agitato, o che fa piuttosto freddo.
Tragico è l’uso di ‘piuttosto che’ col significato di ‘oppure’: prenderò una pizza, piuttosto che una pasta; amo leggere libri, piuttosto che vedere film. Come si nota, travia il significato della frase. Infatti la prima, rimanendo aderenti al senso proprio delle parole, non vuol dire che “prenderò una pizza oppure una pasta”, ma bensì che “prenderò una pizza, invece di una pasta”. Vuol dire che mi va la pizza, non che sono indeciso. E la seconda non vuol dire che “amo leggere libri o vedere film”, ma che “amo leggere libri più che vedere film”. Vuol dire che mi piace immaginare l’ambientazione, i personaggi, rileggermi più volte lo stesso passaggio o saltare di pagina in pagina, e che questo, dannazione, mi piace più che vedere un film già bell’e fatto. Il ‘piuttosto che’ nel senso di ‘oppure’ viene impiegato come se fosse un uso aulico: non lo è, è un fallimento comunicativo e basta.