SignificatoNato dopo la morte del padre; pubblicato dopo la morte dell’autore; tardivo; in medicina, alterazione che segue una malattia passata; conseguenza
Etimologia dal latino postumus ultimo, finale, derivato di post dietro, dopo.
Questa parola è davvero ricca di significati, che si articolano tutti a partire dall’immagine di una conseguenza rispetto a un evento saliente.
Classicamente è postumo il figlio nato dopo la morte del padre, e postuma è l’opera pubblicata dopo la morte dello scrittore. Ma analogamente può essere postuma la riabilitazione del calunniato se giunge dopo la sua morte, e può essere postumo il riconoscimento che lo scienziato o l’artista non è riuscito a conquistarsi in vita. In questo comune filone di casi, quell’evento saliente è la morte. Questa parola potrebbe però essere usata anche senza che sia in ballo la trista mietitrice: il postumo può infatti genericamente indicare il tardivo. Il giorno successivo al compleanno dell’amico gli si possono porgere degli auguri postumi, e anche dopo essere stati rassicurati sull’incolumità del parente che si è trovato vicino all’eruzione di un vulcano, si potrà patire una premura postuma. Ciononostante, in questo senso, un postumo che non c’entri con la morte suona strano.
È l’uso medico, invece, ad essere riuscito a proporre un postumo svincolato dall’idea della morte: in medicina il postumo è l’alterazione, temporanea o permanente, dovuta a una malattia passata. Si possono soffrire i postumi dell’incidente, e per i postumi dell’operazione è meglio stare a letto per qualche giorno. Da questo significato nasce il postumo come strascico o conseguenza - un significato frizzante e versatile: l’economia deve fare i conti coi postumi della guerra, e non avendo più vent’anni si iniziano a soffrire i postumi di una sbronza. Notiamo comunque che, se in questi casi non si parla più di decessi, tendenzialmente i postumi si “soffrono”: ma non è questo che chiediamo ai medici? Scambiare la morte con la sofferenza.
Questa parola è davvero ricca di significati, che si articolano tutti a partire dall’immagine di una conseguenza rispetto a un evento saliente.
Classicamente è postumo il figlio nato dopo la morte del padre, e postuma è l’opera pubblicata dopo la morte dello scrittore. Ma analogamente può essere postuma la riabilitazione del calunniato se giunge dopo la sua morte, e può essere postumo il riconoscimento che lo scienziato o l’artista non è riuscito a conquistarsi in vita. In questo comune filone di casi, quell’evento saliente è la morte. Questa parola potrebbe però essere usata anche senza che sia in ballo la trista mietitrice: il postumo può infatti genericamente indicare il tardivo. Il giorno successivo al compleanno dell’amico gli si possono porgere degli auguri postumi, e anche dopo essere stati rassicurati sull’incolumità del parente che si è trovato vicino all’eruzione di un vulcano, si potrà patire una premura postuma. Ciononostante, in questo senso, un postumo che non c’entri con la morte suona strano.
È l’uso medico, invece, ad essere riuscito a proporre un postumo svincolato dall’idea della morte: in medicina il postumo è l’alterazione, temporanea o permanente, dovuta a una malattia passata. Si possono soffrire i postumi dell’incidente, e per i postumi dell’operazione è meglio stare a letto per qualche giorno. Da questo significato nasce il postumo come strascico o conseguenza - un significato frizzante e versatile: l’economia deve fare i conti coi postumi della guerra, e non avendo più vent’anni si iniziano a soffrire i postumi di una sbronza. Notiamo comunque che, se in questi casi non si parla più di decessi, tendenzialmente i postumi si “soffrono”: ma non è questo che chiediamo ai medici? Scambiare la morte con la sofferenza.