Etimologia dal latino: procari domandare, derivato di procus pretendente (ricordiamo i proci alla casa di Ulisse) - dalla stessa radice di prex preghiera.
È una parola che vive quasi esclusivamente nella sfera sessuale - nonostante con un po’ di fantasia se ne possa ampliare la portata.
Qualcosa o qualcuno di procace non è semplicemente sensuale o avvenente: domanda attenzione dinamicamente, attivamente, eccitandola, quasi pregandola; da qui intuiamo una connotazione affine al provocante ma più sfacciata e licenziosa, con note di superbia e iattanza.
Il figlio di papà può essere vestito con griffe procaci; la ragazza all’esame di diritto privato può munirsi di scollo procace; alla prima della Scala, una procace alta società implora d’esser notata più della musica.
È una parola che vive quasi esclusivamente nella sfera sessuale - nonostante con un po’ di fantasia se ne possa ampliare la portata.
Qualcosa o qualcuno di procace non è semplicemente sensuale o avvenente: domanda attenzione dinamicamente, attivamente, eccitandola, quasi pregandola; da qui intuiamo una connotazione affine al provocante ma più sfacciata e licenziosa, con note di superbia e iattanza.
Il figlio di papà può essere vestito con griffe procaci; la ragazza all’esame di diritto privato può munirsi di scollo procace; alla prima della Scala, una procace alta società implora d’esser notata più della musica.