SignificatoFacile; composto da un solo elemento; sobrio, modesto; erba medicinale
Etimologia dal latino: simplex, composto dalla radice sem- uno solo e da quella di plectere piegare. Piegato una sola volta.
Nemmeno a dirlo, non si tratta di una parola difficile. È uno dei primi concetti che si impara ad esprimere in una lingua, e vi ricorriamo spessissimo. Ciononostante, l’etimo e le articolazioni del suo significato meritano qualche considerazione.
L’etimo ci dice che il semplice non è un origami, piegato mille volte in maniera studiata: invece è qualcosa di piegato una sola volta. Ma perché l’immagine fondamentale dovrebbe essere quella del piegato-una-volta-sola e non invece quella del non-piegato? Parrebbe più logico. Ma questa immagine della piega singola è molto eloquente: il semplice non è qualcosa di già squadernato, palese, che si capisce da sé, senza alcuno sforzo. Il semplice è qualcosa che non è difficile da aprire alla propria conoscenza, ma che appunto va aperto.
Una persona semplice ce la vediamo sobria, che vive in maniera frugale e senza troppe pretese o alzate d’ingegno: una qualificazione che oscilla fra il pregio e il difetto. Ciò che però forse è più caratterizzante è che la persona semplice non è difficile da conoscere, non nasconde doppi fini, non cela ombre: questo non vuol dire che sia un foglio di carta bianca, o un personaggio stereotipato su cui si può fare a meno di riflettere - semplicemente (appunto) non è una persona tortuosa composta da cento involuzioni. Un messaggio semplice è pronto alla comprensione, ma è pronto alla comprensione di chi lo vuole intendere. E i semplici intesi come erbe medicinali sono la base per complessi composti farmaceutici: in sé contengono pochi princìpi, chiari alla scienza di chi li abbia studiati.
Forse è in questo senso che è da rivalutare l’apprezzamento delle “cose semplici”, come è uso dire, siano esse piaceri, sentimenti, abitudini: per esercitare la comprensione, per intendere il segreto delle pieghe del mondo. (E se non sai aprire un foglio piegato a metà non potrai mai capire come si fa un origami.)
Nemmeno a dirlo, non si tratta di una parola difficile. È uno dei primi concetti che si impara ad esprimere in una lingua, e vi ricorriamo spessissimo. Ciononostante, l’etimo e le articolazioni del suo significato meritano qualche considerazione.
L’etimo ci dice che il semplice non è un origami, piegato mille volte in maniera studiata: invece è qualcosa di piegato una sola volta. Ma perché l’immagine fondamentale dovrebbe essere quella del piegato-una-volta-sola e non invece quella del non-piegato? Parrebbe più logico. Ma questa immagine della piega singola è molto eloquente: il semplice non è qualcosa di già squadernato, palese, che si capisce da sé, senza alcuno sforzo. Il semplice è qualcosa che non è difficile da aprire alla propria conoscenza, ma che appunto va aperto.
Una persona semplice ce la vediamo sobria, che vive in maniera frugale e senza troppe pretese o alzate d’ingegno: una qualificazione che oscilla fra il pregio e il difetto. Ciò che però forse è più caratterizzante è che la persona semplice non è difficile da conoscere, non nasconde doppi fini, non cela ombre: questo non vuol dire che sia un foglio di carta bianca, o un personaggio stereotipato su cui si può fare a meno di riflettere - semplicemente (appunto) non è una persona tortuosa composta da cento involuzioni. Un messaggio semplice è pronto alla comprensione, ma è pronto alla comprensione di chi lo vuole intendere. E i semplici intesi come erbe medicinali sono la base per complessi composti farmaceutici: in sé contengono pochi princìpi, chiari alla scienza di chi li abbia studiati.
Forse è in questo senso che è da rivalutare l’apprezzamento delle “cose semplici”, come è uso dire, siano esse piaceri, sentimenti, abitudini: per esercitare la comprensione, per intendere il segreto delle pieghe del mondo. (E se non sai aprire un foglio piegato a metà non potrai mai capire come si fa un origami.)