SignificatoCome avverbio, dalla parte da cui soffia il vento; come sostantivo, lato di una struttura su cui batte il vento, e figuratamente, posizione di predominio
Etimologia composto di sopra e vento.
Questa parola del gergo nautico, che ha invitato un fortunatissimo significato figurato, ha una forza micidiale, anche se non in molti se ne rendono conto.
La sua costruzione è semplice: indica la direzione del vento rispetto a un corpo. Ma la nuvola dei suoi significati è variegata, e indossa le vesti ora di avverbio, ora di aggettivo, ora di sostantivo. Se si vuole spostare una barca sopravento rispetto a un’altra, significa che la si vuole spostare “a monte” del soffio del vento; se parlo dell’inclinazione del fianco sopravento della barca, mi riferisco al lato su cui il vento batte; se qualcuno mi indica qualcosa sopravento, devo far correre lo sguardo nel tratto di mare da cui viene il vento. Similmente questa parola è usata anche in geografia e in meteorologia - e in tutti questi usi tecnici è più comune la grafia con una sola v.
Ciò che sfugge alla mente di noi profani è l’importanza che l’essere o meno sopravento ha nei rapporti fra imbarcazioni - specie per quanto riguarda regate o battaglie. La nave che ha il sopravvento rispetto all’altra, ha una maggiore libertà di movimento: suo è il braccio di mare che ha sottovento e in cui naviga l’altra, poiché può accostare rapidamente. Nel caso, superando quella in velocità, o perfino speronandola, o posizionandosi per sparare una terrificante bordata.
Espressioni come “prendere il sopravvento” o “mantenere il sopravvento” figuratamente parlano proprio della conquista o della conservazione di questa posizione, e non significano quindi un dominio violento, costretto - come quando si riesce a bloccare qualcuno in un corpo a corpo: dipingono una posizione di predominio, di superiorità distante - ma non per questo meno forte e minacciosa. Chi ha il sopravvento, può fulminare quando vuole chi gli sia soggetto.
Questa parola del gergo nautico, che ha invitato un fortunatissimo significato figurato, ha una forza micidiale, anche se non in molti se ne rendono conto.
La sua costruzione è semplice: indica la direzione del vento rispetto a un corpo. Ma la nuvola dei suoi significati è variegata, e indossa le vesti ora di avverbio, ora di aggettivo, ora di sostantivo. Se si vuole spostare una barca sopravento rispetto a un’altra, significa che la si vuole spostare “a monte” del soffio del vento; se parlo dell’inclinazione del fianco sopravento della barca, mi riferisco al lato su cui il vento batte; se qualcuno mi indica qualcosa sopravento, devo far correre lo sguardo nel tratto di mare da cui viene il vento. Similmente questa parola è usata anche in geografia e in meteorologia - e in tutti questi usi tecnici è più comune la grafia con una sola v.
Ciò che sfugge alla mente di noi profani è l’importanza che l’essere o meno sopravento ha nei rapporti fra imbarcazioni - specie per quanto riguarda regate o battaglie. La nave che ha il sopravvento rispetto all’altra, ha una maggiore libertà di movimento: suo è il braccio di mare che ha sottovento e in cui naviga l’altra, poiché può accostare rapidamente. Nel caso, superando quella in velocità, o perfino speronandola, o posizionandosi per sparare una terrificante bordata.
Espressioni come “prendere il sopravvento” o “mantenere il sopravvento” figuratamente parlano proprio della conquista o della conservazione di questa posizione, e non significano quindi un dominio violento, costretto - come quando si riesce a bloccare qualcuno in un corpo a corpo: dipingono una posizione di predominio, di superiorità distante - ma non per questo meno forte e minacciosa. Chi ha il sopravvento, può fulminare quando vuole chi gli sia soggetto.