Andante

an-dàn-te

Significato Come sostantivo, indicazione agogica musicale che prescrive un tempo esecutivo intermedio tra l’adagio e il moderato; composizione musicale o parte di una composizione da eseguirsi secondo tale prescrizione. Come aggettivo ha preso essenzialmente il significato di ‘corrente, ora in corso’; può indicare anche qualcuno o qualcosa di semplice, fino allo scadente

Etimologia dal participio presente di ‘andare’, ossia ‘recarsi, dirigersi in un luogo o presso qualcuno’, verbo irregolare dall’etimologia tuttora discussa.

Il verbo ‘andare’ esprime un concetto fondamentale nel lessico di qualsiasi popolo. In italiano, come anche nel francese aller o nello spagnolo andar, il suo paradigma è irregolare; alle forme mancanti suppliscono quelle derivate dal latino vadĕre, andare celermente, partire.

L’etimologia di ‘andare’ affligge da sempre gli studiosi. Deriverebbe dal latino, ma da quale termine? I metaplasmi, fenomeni linguistici che plasmano le parole in fogge nuove, lasciano campo libero a molte possibilità.

Il verbo moderno ‘andare’ si forgia nel ribollente crogiolo delle lingue neolatine prodotte in epoca medievale, mentre l’indicazione musicale andante compare qualche secolo dopo, anche perché prima del Seicento non si usava segnare prescrizioni agogiche sulla musica scritta.

La velocità da adottare e il carattere di una composizione erano desunti estemporaneamente, basandosi sui segni mensurali, sul testo, sull’occasione, sul tipo di componimento, sulle convenzioni in voga… Se il compositore scriveva: tempo di gavotta, non aveva bisogno di ulteriori precisazioni. La maggior parte delle musiche eseguite erano composte da autori viventi e questo garantiva una perfetta comunicazione tra pubblico e compositore.

I primi esempi di andante si attestano nel Seicento e indicano genericamente il carattere di una musica. Nel 1703, Sébastien de Brossard scrisse che il termine andante significava che bisogna eseguire tutte le note con uguaglianza e separare bene i suoni, sottolineando che ciò valeva soprattutto quando si suonava un basso continuo. Anche nelle altre fonti coeve, di solito veniva suggerito un andamento fluido e regolare. Solo tre anni dopo, nel 1706, Friedrich Erhardt Nied statuì che l’andante fosse «molto lento» (gantz langsam), attestando il primo utilizzo della parola con esplicito riferimento alla velocità esecutiva.

Impossibile però stabilire limiti precisi; l’andante si moltiplicò in mille versioni: andante con moto, andante affettusoso, titolo di questa composizione di Fernando Carulli, andantesostenuto, andante religioso, fino all’andantino, un po’ più mosso dell’andante.

Grazie all’invenzione del metronomo, a cominciare da Ludwig van Beethoven, i tempi esecutivi vennero segnati via via con precisione crescente. L’andante si colloca indicativamente intorno ai 70 battiti al minuto, proprio come il nostro cuore, che batte a una frequenza di circa settanta pulsazioni al minuto. Questa osservazione permise agli uomini del Rinascimento di mettere a punto la nozione di tactus, detto dagli italiani ‘battuta’. Il tactus era riprodotto dal movimento in su e in giù della mano, cadenzato secondo il battito normale del polso di un uomo in salute. Ludovico Zacconi nel 1592 lo descriveva: «un picciol moto simile al moto del polso humano, overo al palpitar del core», dichiarando un legame profondo e diretto fra la musica e quella parte del nostro corpo considerata la sede del sentimento e degli affetti.

Andante è una parola facilmente spendibile in senso figurato. Proprio per il suo collegamento con l’atto del camminare cadenzato, senza fretta, talvolta il significato è scivolato verso un piano non propriamente positivo, divenendo sinonimo di ordinario. Per fortuna ha mantenuto anche il richiamo alla semplicità, alla scorrevolezza e alla facilità, che qualche volta coincide con la felicità.

Parola pubblicata il 12 Marzo 2023

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