Cadenza
ca-dèn-za
Significato Accento, inflessione, andamento. Ripetizione ritmata di determinati fenomeni, come suoni o movimenti, che si succedono con una certa regolarità. In musica: formula armonico-polifonica che conclude una frase musicale; momento a carattere improvvisativo e virtuosistico del solista nel concerto per strumento e orchestra, o nell’aria cantata
Etimologia dal latino cadentia, participio neutro plurale dal latino càdere — letteralmente ‘cose che cadono’ — e che si trova nella retorica latina. Nella letteratura musicale a partire dal 1300 circa, il participio è stato reinterpretato come sostantivo femminile singolare.
Parola pubblicata il 29 Agosto 2021
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Quando rileviamo in qualcuno una cadenza straniera — come fa qui il personaggio dannunziano Andrea Sperelli nei confronti di Lord Heathfield — oppure dialettale, e perfino quando notiamo il passo cadenzato di soldati che sfilano durante una parata, o quello di cavalli al trotto, evochiamo un termine dal tecnoletto dell’arte dei suoni.
I trattati di musica di epoca medievale, rigorosamente in latino, illustravano la cadentia (femminile singolare) come procedimento per concludere una frase o un inciso. Il termine venne poi mutuato dai trattatisti in lingua volgare. Nel 1546 Giovanni Del Lago scrive: «Le cadenze sono necessarie e non arbitrarie […] perché la cadenza in musica è come il punto nella grammatica».
Nella declamazione degli antichi retori, l’intonazione delle vocali si muoveva su diverse altezze. Queste erano importanti a tal punto da essere indicate con due piccoli segni (l’accento acuto e l’accento grave), che prescrivevano se una vocale dovesse essere pronunciata alzando o abbassando l’intonazione della voce parlata. Non è stato un caso che nel Medioevo proprio quegli accenti si siano trasformati nei neumi monosonici (segni portatori di un solo suono e non di più suoni, come invece i melismi) virga e punctum del canto monodico. Successivamente, il puntctum divenne la figura musicale di breve e la virga quella di lunga. Da queste deriveranno tutte le altre di valore inferiore, dando origine a semibrevi, minime, semiminime e crome, che tutti conosciamo.
La mamma della cadenza era chiamata clausula vera, letteralmente: ‘piccola conclusione effettiva’. In questa, una parte esegue un movimento melodico discendente prima della nota finale del modo (per capirci: dal II al I grado), mentre l’altra voce contemporaneamente ascende alla nota finale dal suono inferiore (VII-I). Niente paura, vedendo e sentendo è molto semplice da comprendere; la clausula si realizza in queste due coppie di note: Sol-Fa e Mi-Fa. Qui siamo nel modo di Fa (tritus); la linea in chiave di basso canta Sol-Fa e, simultaneamente, quella in chiave di violino Mi-Fa.
La cadenza perfetta avviene quando, aumentando il numero delle parti di una, due o più voci, quella più bassa salterà melodicamente dal quinto grado al primo. Nell’esempio che segue e in quelli successivi, la cadenza si verifica negli ultimi due accordi:
Le cadenze possono non concludere sul primo grado della tonalità, ma anche su altri, modificando l’orizzonte delle aspettative musicali e apportando elementi nuovi. Non è molto dissimile da quanto avviene nel discorso parlato quando cambiamo l’intonazione della voce, lasciando intendere se abbiamo finito, oppure se intendiamo continuare, o attirare l’attenzione su una parola o su un concetto, o ancora suscitare sorpresa, o altro.
In musica questo processo è fortemente esaltato: se il Basso non conduce all’armonia che ci si aspetta, avremo una delle cadenze cosiddette evitate o ‘d’inganno’, che mantengono vivo l’ascolto e fanno capire che la musica non è finita, ma continua. Eccone tre esempi:
Come abbiamo già visto in Trillo, Capriccio e Improvvisazione, la cadenza in musica è anche il momento in cui tutta l’orchestra tace e il testimone passa al solista, che di solito sfodera la sua bravura suonando rocamboleschi passaggi irti di difficoltà tecniche. Così, proprio nel momento cadenzale più importante, prima della conclusione, viene conferita speciale enfasi a quell’appuntamento finale.
A questo proposito, se ancora non è caduta l’attenzione, vi propongo l’ascolto della cadenza del primo movimento del Concerto n. 1 per violino e orchestra in Si bemolle maggiore di Mozart, nella storica interpretazione di Isaac Stern.