Medioevo
Le parole della storiografia
me-dio-è-vo
Significato Periodo storico successivo alla caduta dell’Impero Romano
Etimologia composto da medio ed evo, cioè ‘età di mezzo’.
Parola pubblicata il 07 Ottobre 2016
Le parole della storiografia - con Alessandra Quaranta
Con Alessandra Quaranta, giovane dottoressa di ricerca in Storia, un venerdì ogni due vedremo quali sorprese sappia riservare un approccio storiografico alle parole più consuete.
Cronologicamente si fa iniziare il Medioevo con le invasioni barbariche dell’Impero Romano e lo si fa terminare con la rinascita delle lettere e delle arti. Ma l’accezione con cui è inteso il termine ‘Medioevo’ dipende sia dal punto di vista geografico-culturale, sia dal periodo storico nel quale esso viene considerato.
Fra Trecento e Quattrocento gli umanisti italiani operarono una radicale trasformazione della cultura attraverso il recupero della letteratura e dello spirito dell’antichità classica, concepiti come modelli ideali di stile e di umanità. Pertanto, il periodo rinascimentale fu percepito dai contemporanei come un’epoca di grande progresso intellettuale. Ma sotto il profilo politico-istituzionale non accadde altrettanto: le forme politiche del Quattro e Cinquecento erano viste non come una rinascenza di quelle classiche, ma come l’esito dell’evoluzione avviatasi con il disfacimento dell’Impero Romano.
Inoltre, nei medesimi secoli, in Francia e in Germania il richiamo all’antichità classica non aveva il medesimo valore di nobile riferimento culturale che aveva invece per gli umanisti italiani. Gli eruditi francesi, piuttosto, individuavano nell’età barbarica l’origine delle loro istituzioni politiche nazionali, soprattutto della monarchia, e proiettavano in quell’epoca i loro sentimenti patriottici. Anche in Germania, a partire dal Quattrocento, si cominciò a considerare con rispetto sia le invasioni barbariche sia il Sacro Romano Impero quali momenti di affermazione della nazione tedesca. La Riforma religiosa di Martin Lutero consolidò poi la coscienza nazionale, e la rivalutazione del passato tedesco faceva parte del programma educativo dei riformatori protestanti. Due prospettive sul Medioevo – quella francese e quella tedesca – ben diverse da quelle che ci sono più note.
Nel Seicento, le monarchie assolute incoraggiarono sì gli studi eruditi, ma in funzione celebrativa: l’esaltazione delle monarchie, delle nazioni e delle imprese di sovrani e popoli. Il passato interessava nella misura in cui si rifletteva su un prestigioso presente ‒ e in questi studi il Medioevo non era considerato come un periodo con caratteri propri, né come epoca distinta in tutte le manifestazioni della civiltà. Nondimeno, nel 1678 fu pubblicato il Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis di Charles Du Cange: vero e proprio repertorio enciclopedico di concetti, istituzioni e usanze dell’età di mezzo, desunti dalla documentazione giuridica, cronistica e archivistica.
È nell’epoca dei Lumi che le caratteristiche della civiltà medievale furono poste in rapporto critico con quelle dell’epoca moderna. Un profilo polemico del periodo fu descritto da François Voltaire: il Medioevo, iniziato con le invasioni barbariche che spazzarono via la civiltà antica, fu l’epoca dell’oscurantismo e dell’oppressione degli uomini, aspetti determinati in gran parte dalla religione e dalla Chiesa, e dai quali l’umanità doveva ancora del tutto affrancarsi. La trattazione del Medioevo, presente nel voltairiano Essai sur les esprit des nations (1758), influenzò largamente la cultura dell’epoca, e proprio al giudizio negativo del filosofo francese si deve parzialmente la definizione di Medioevo quale “periodo di secoli bui”.
Guardando alla nostra terra, grandissimo merito deve essere attribuito a Ludovico Antonio Muratori, fondatore di una conoscenza del Medioevo italiano basata sulla ricerca critica storico-erudita.
Poiché molte situazioni istituzionali e giurisdizionali del suo tempo risalivano al Medioevo, il famoso bibliotecario modenese si convinse del fatto che, benché non fosse politicamente unita, l’Italia nondimeno possedesse una tradizione comune, formatasi proprio nel Medioevo. Muratori comprese che il progresso della civiltà dell’era moderna si era avviato già durante il Medioevo, e che poi culminò nella cultura settecentesca, caratterizzata dalla ragionevolezza nei rapporti socio-giuridici.
Muratori fece iniziare la storia dell’Italia con l’età comunale, vista come epoca di civiltà e libertà. Prospettiva – questa – prontamente recepita da insigni scrittori del Risorgimento: quanta forza acquistano nel Parlamento (1879) di Giosuè Carducci i motivi della libertà comunale e del sacrificio estremo per ottenerla!