Affetto
La strana coppia
af-fèt-to
Significato Moto sentimentale, sentimento di tenerezza e bene, e oggetto di tale sentimento; colpito da una malattia
Etimologia voce dotta recuperata dal latino affectus, participio passato di afficere ‘impressionare, influenzare’, derivato di fàcere ‘fare’ col prefisso ad-.
Parola pubblicata il 27 Aprile 2021
La strana coppia - con Salvatore Congiu
Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.
Cosa sia l’affetto, di norma, lo sappiamo tutti. Eppure, è bastato che l’anno scorso un decreto del governo usasse la parola in forma metonimica – dall’astrazione del sentimento alla concretezza delle persone – consentendo di far visita, durante la clausura pandemica, agli «affetti stabili», per scatenare dubbi e richieste di spiegazione. Il presidente del Consiglio, paventando un’interpretazione da ‘liberi tutti’, si trovò costretto a puntualizzare che gli «affetti stabili» includevano i coniugi e i parenti ma non gli amici, cacciandosi così in un pasticcio buro-psico-linguistico: perché mai l’amicizia non dovrebbe implicare affetto? Anzi, parrebbe tutto il contrario: l’affetto è un tenero sentimento di attaccamento, un voler bene magari tenace ma tranquillo, senza la forza dell’amore né l’impeto della passione.
Ciò non significa, beninteso, che questa parola non nasconda opacità o complessità. Perché, ad esempio, se sono affetto da qualcosa si tratta in genere di una malattia? E perché affettare un sentimento significa, in sostanza, simularlo? E infine, come mai in tedesco agire im Affekt non implica per nulla affetto, bensì proprio la passione più violenta, la foga che offusca la ragione e spesso spinge a fare cose terribili di cui poi ci si pente? Come sempre, perlustrando la biografia della parola troveremo tutte le risposte.
I sostantivi latini affectus e affectio derivano entrambi da afficere, a sua volta formato da ad e facere, che perciò ha il significato essenziale di fare (o mettere) qualcosa a qualcuno (o qualcosa), dunque influenzarlo, disporlo in un certo modo. Analogamente al pathos greco, affectus e affectio indicavano qualunque accidente, esperienza, modificazione subita: a livello psichico, stati d’animo, emozioni. Subire qualcosa, però, è esserne colpito, potenzialmente in modo infausto: dal pathos alla patologia il passo è breve. In teoria potrei essere ‘affetto da ammirazione’ (e l’inglese to affect può essere anche, in senso neutro, ‘influenzare, agire su’, o semplicemente ‘concernere’), ma è più facile che sia affetto da amnesia, o da bronchite – da qui il senso medico di affezione – o che l’eredità di mio zio sia affetta da debiti.
Ma l’affetto – in quanto condizione psichica duratura, consapevole, elaborata – non dovrebbe appartenere al novero dei sentimenti piuttosto che a quello delle emozioni, moti dell’animo immediati, fugaci, in reazione a determinati stimoli? Dipende: quando diciamo che un oratore, per commuovere l’uditorio, ricorre alla mozione degli affetti, è perché gli affetti si muovono e ci muovono, spesso nostro malgrado. Non a caso affectare, la forma intensiva di afficere, valeva ‘tendere a qualcosa, aspirare, ricercare bramosamente’: afficere animos, disporre gli animi in un certo modo, sottende la forza più grande di tutte, quella del desiderio. Poi, se quest’ultimo è mera velleità l’affectatio diventa affettazione: ricercatezza artificiosa, posa.
In quest’ambivalenza di fondo, gli Affekte tedeschi si collocano decisamente dalla parte delle emozioni: non placidi, domestici sentimenti bensì ondate, scariche emotive, impulsi irrefrenabili che si impossessano di una persona, ne obnubilano le facoltà razionali e la spingono a scappare, o più spesso a distruggere, picchiare, uccidere. Un Tat im Affekt è un delitto compiuto d’impulso, in un accesso, un raptus incontrollabile. In italiano lo si traduce spesso con delitto passionale, ma impropriamente: quest’ultimo ha, nell’uso comune, un senso limitato ai rapporti di coppia; e poi, se nel Tat im Affekt il pathos diventa patologia a livello psichico, nei cosiddetti ‘delitti passionali’ (cioè, quasi sempre, femminicidi) la patologia è anzitutto culturale.