SignificatoSoldato di leva appena arruolato; coetaneo; nella locuzione ‘padri coscritti’, senatori dell’antica Roma
Etimologia voce dotta recuperata dal latino conscriptus, propriamente participio passato del verbo conscribere ‘iscrivere in una lista’.
Come talvolta accade, avvicinandosi a un lemma si sente da lontano lo stridore di due significati così dissonanti da parere quasi opposti: da un lato abbiamo dei coscritti eccellenti, i padri coscritti, cioè i senatori romani, dall’altra dei coscritti che sono veramente l’ultima ruota del carro, ossia le reclute appena arruolate con una nuova leva. Non è difficile immaginare, però, che in oltre due millenni ci sia il tempo per trarre almeno un paio di suggestioni diverse da un medesimo concetto.
Il concetto è limpido: il latino conscríbere ha il significato preciso di ‘iscrivere in una lista’, e va notata la poesia che dipinge un significato del genere attraverso un letterale ‘scrivere insieme’, nella collettività di un ruolo o di un elenco. Per quanto riguarda i soldati di leva, il coscritto (modellato solo a fine Settecento sul francese conscrit, anch’esso freschissimo) non desta stupori: abbiamo tutti in mente i severi ufficiali con le lunghe liste nominali delle nuove leve, iscritte tutte insieme per anno — tant’è che poi ‘coscritto’ prende anche il significato, in voga specie al nord, di ‘coetaneo’: per cui si possono fare delle feste di coscritti di scuola che si ricordano con piacere per tutto l’anno.
Ma i padri coscritti, o meglio i patres conscripti? Per sedere nella Curia c’era forse da essere in lista come nel locale vip? Ebbene, in un certo senso: fra i ruoli dei censori, magistrati dei più importanti, c’era quello di stilare per il quinquennio la lista dei senatori, integrando i mancanti fra coloro che uscivano dalle magistrature (vi sarebbero poi finiti loro stessi, quindi). In questo senso si può pensare ai senatori come a dei padri iscritti al ruolo del Senato. C’è però chi sostiene simpaticamente che l’espressione sia una contrazione di un originale patres et conscripti: il significato così sarebbe quello di ‘patrizi e aggiunti’. Via via, da assemblea esclusivamente patrizia, il Senato iniziò a includere anche ex tribuni della plebe, cioè magistrati plebei, fino al paradosso (raccontato da Tito Livio) della coscrizione al Senato di cavalieri, dopo che la terrificante sconfitta di Canne del 216 a.C. aveva… liberato molti seggi.
Due bei rami, ma senza frutti ulteriori: ed è un peccato che il ‘coscrivere’, con la sua astratta versatilità, non abbia generato altro. Be’, almeno fino ad ora.
Come talvolta accade, avvicinandosi a un lemma si sente da lontano lo stridore di due significati così dissonanti da parere quasi opposti: da un lato abbiamo dei coscritti eccellenti, i padri coscritti, cioè i senatori romani, dall’altra dei coscritti che sono veramente l’ultima ruota del carro, ossia le reclute appena arruolate con una nuova leva. Non è difficile immaginare, però, che in oltre due millenni ci sia il tempo per trarre almeno un paio di suggestioni diverse da un medesimo concetto.
Il concetto è limpido: il latino conscríbere ha il significato preciso di ‘iscrivere in una lista’, e va notata la poesia che dipinge un significato del genere attraverso un letterale ‘scrivere insieme’, nella collettività di un ruolo o di un elenco. Per quanto riguarda i soldati di leva, il coscritto (modellato solo a fine Settecento sul francese conscrit, anch’esso freschissimo) non desta stupori: abbiamo tutti in mente i severi ufficiali con le lunghe liste nominali delle nuove leve, iscritte tutte insieme per anno — tant’è che poi ‘coscritto’ prende anche il significato, in voga specie al nord, di ‘coetaneo’: per cui si possono fare delle feste di coscritti di scuola che si ricordano con piacere per tutto l’anno.
Ma i padri coscritti, o meglio i patres conscripti? Per sedere nella Curia c’era forse da essere in lista come nel locale vip? Ebbene, in un certo senso: fra i ruoli dei censori, magistrati dei più importanti, c’era quello di stilare per il quinquennio la lista dei senatori, integrando i mancanti fra coloro che uscivano dalle magistrature (vi sarebbero poi finiti loro stessi, quindi). In questo senso si può pensare ai senatori come a dei padri iscritti al ruolo del Senato. C’è però chi sostiene simpaticamente che l’espressione sia una contrazione di un originale patres et conscripti: il significato così sarebbe quello di ‘patrizi e aggiunti’. Via via, da assemblea esclusivamente patrizia, il Senato iniziò a includere anche ex tribuni della plebe, cioè magistrati plebei, fino al paradosso (raccontato da Tito Livio) della coscrizione al Senato di cavalieri, dopo che la terrificante sconfitta di Canne del 216 a.C. aveva… liberato molti seggi.
Due bei rami, ma senza frutti ulteriori: ed è un peccato che il ‘coscrivere’, con la sua astratta versatilità, non abbia generato altro. Be’, almeno fino ad ora.