Diafora
di-à-fo-ra
Significato Figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola all’interno della stessa frase con sfumature diverse, e intenti enfatici
Etimologia dal greco diáphoros ‘diverso’, derivato di phéro ‘portare’, col prefisso dia-, che qui indica separazione.
Parola pubblicata il 14 Novembre 2021
Davanti a parole come questa ci rendiamo conto che anche il più minuto stratagemma con cui diamo forza a ciò che diciamo e scriviamo è noto, catalogato, bollato con un proprio nome.
La diafora è una figura retorica con una funzione duplice, ma la sua forma è unitaria: la riconosciamo come una ripetizione, nella medesima frase, di una stessa parola — in un cumulo che dà alla seconda occorrenza un senso diverso dalla prima. Questo avviene o quando la seconda è usata con un significato diverso o reiterando lo stesso significato in una tautologia enfatica o paradossale. È buffo descriverla in questa maniera astratta, perché è qualcosa che nel suo uso ci è estremamente consueto.
Possiamo parlare delle caratteristiche che rendono umani gli umani; di come ogni persona ha i suoi piaceri, senza cui la vita non è vita; affermiamo che basta usare la ragione per capire chi ha ragione; ti racconto quando è stato che per me Giacomo è diventato Giacomo; prendi il decaffeinato o vuoi il caffè caffè? E naturalmente gli affari sono affari, così come il lavoro è lavoro, e la guerra guerra.
Nella diafora un termine si avvicenda a ruota con una sua dimensione figurata. La ripetizione forza l’apertura di un termine mostrando una sua differenza di sfumatura non rispetto ad altre parole sinonime, ma rispetto a sé stesso. Umani è nome con cui indicare fisicamente gli esseri umani, ma l’umanità è anche una qualità morale, in rapporto tutt’altro che semplice con l’umanità quale consorzio umano; dire che la vita non è vita è un ribaltamento paradossale di una tautologia (la vita è vita), che come molti paradossi forza il concetto che investe — l’idea di vita non è monolitica. E dire che il lavoro è lavoro lo proietta in una prospettiva tutta fuori dalla collocazione concreta e contingente del lavoro, in una dimensione morale.
La diafora funziona anche in situazioni dialogiche (e in questi casi è talvolta chiamata antanàclasi, letteralmente ‘ripercussione') — “Ti faccio vedere la mia macchina nuova” “Questa sì che è una macchina!”. E la prossimità al gioco di parole significativo e d’impatto la rende una figura particolarmente amata nella pubblicità e negli slogan.
Una figura che fa sprizzare scintille di pensiero causando cortocircuiti semantici: il suo stesso nome è un paradosso, hai notato? La ripetizione di parole uguali è significata col termine greco per ‘diverso’. E nonostante la sua antichissima storia, in italiano è attestato solo dagli anni ‘50.
In coda notiamo che ‘diafora’ è un lemma che i dizionari registrano anche altrimenti: senza che in questa veste sia più, pare, molto consueto, in cartografia la diafora è la linea linea che unisce tutti i punti della superficie terrestre in cui si manifesta la stessa variazione termica annua.