Gentile

gen-tì-le

Significato Non ebreo; garbato, cortese

Etimologia nella prima accezione, traduzione del greco: ethnikos, da ethnos razza, gente - che nell’antico testamento è usato per indicare il popolo pagano non ebreo; nella seconda dal latino: gentilis della stessa famiglia, da gens formazione famigliare allargata, da gignere generare - intendendo i generati da un medesimo mitico capostipite.

Poche parole tanto comuni presentano una simile complessità etimologica.

Sorvolando sullo speciale significato di non appartenenza al Popolo eletto - che sinceramente mi pare poco spendibile - è invece interessantissimo il senso del garbato, dell’amabile, del dolce. E la sua storia non è delle più semplici.

Facciamo un rapido balzo nell’onomastica latina: nell’antica Roma le persone venivano identificate con un “praenomen”, a cui oggi potremmo guardare come un nome proprio normale, come Marcus, Lucius, Gaius, usato in contesti informali; un “nomen” che indicava la gens, ossia il clan di appartenenza della sua famiglia, come la gens Claudia o la gens Iulia; e infine un “cognomen” che indicava la famiglia come fa oggi il nostro cognome, come Catilina, Cicero o Maximus.

Ma che cos’era una “gens” nell’antica Roma? Si trattava di una formazione sociale sovrafamiliare patrizia - un po’ come se fosse una famiglia nobile allargata, un clan a cui appartengono molte famiglie. Formazione sociale che ci riesce difficile immaginare, dal nostro contesto attuale. Secondo i Romani queste gens discendevano ciascuna da un capostipite mitico - più probabilmente furono dei retaggi di formazioni tribali diverse che confluirono nello Stato romano.

Gli appartenenti alla stessa gens avevano dei reciproci doveri di assistenza e difesa, oltre che il diritto di successione ereditaria in mancanza di parenti prossimi - e condividevano i luoghi di sepoltura. Così l’essere “gentili” implicava un comportamento più fraterno rispetto a quello tenuto con estranei di altre gentes, anche se magari, vista l’ampiezza di queste gentes, i gentili fra loro non si conoscevano nemmeno.

Dà una sensazione strana pensare che oggi, a una valanga di secoli di distanza dal declino e dalla scomparsa delle gentes, per esprimere la qualità più pura di rispetto e cura benevola, genuina, continuiamo a rifarci ai rapporti interni che le caratterizzavano - meno vincolati, interessati e stretti dei rapporti famigliari come li intendiamo oggi, e maggiormente consapevoli della nobiltà che l’essere gentile richiede.

Parola pubblicata il 03 Marzo 2012