Gentile
gen-tì-le
Significato Non ebreo; garbato, cortese
Etimologia nella prima accezione, traduzione del greco: ethnikos, da ethnos razza, gente - che nell’antico testamento è usato per indicare il popolo pagano non ebreo; nella seconda dal latino: gentilis della stessa famiglia, da gens formazione famigliare allargata, da gignere generare - intendendo i generati da un medesimo mitico capostipite.
Parola pubblicata il 03 Marzo 2012
Poche parole tanto comuni presentano una simile complessità etimologica.
Sorvolando sullo speciale significato di non appartenenza al Popolo eletto - che sinceramente mi pare poco spendibile - è invece interessantissimo il senso del garbato, dell’amabile, del dolce. E la sua storia non è delle più semplici.
Facciamo un rapido balzo nell’onomastica latina: nell’antica Roma le persone venivano identificate con un “praenomen”, a cui oggi potremmo guardare come un nome proprio normale, come Marcus, Lucius, Gaius, usato in contesti informali; un “nomen” che indicava la gens, ossia il clan di appartenenza della sua famiglia, come la gens Claudia o la gens Iulia; e infine un “cognomen” che indicava la famiglia come fa oggi il nostro cognome, come Catilina, Cicero o Maximus.
Ma che cos’era una “gens” nell’antica Roma? Si trattava di una formazione sociale sovrafamiliare patrizia - un po’ come se fosse una famiglia nobile allargata, un clan a cui appartengono molte famiglie. Formazione sociale che ci riesce difficile immaginare, dal nostro contesto attuale. Secondo i Romani queste gens discendevano ciascuna da un capostipite mitico - più probabilmente furono dei retaggi di formazioni tribali diverse che confluirono nello Stato romano.
Gli appartenenti alla stessa gens avevano dei reciproci doveri di assistenza e difesa, oltre che il diritto di successione ereditaria in mancanza di parenti prossimi - e condividevano i luoghi di sepoltura. Così l’essere “gentili” implicava un comportamento più fraterno rispetto a quello tenuto con estranei di altre gentes, anche se magari, vista l’ampiezza di queste gentes, i gentili fra loro non si conoscevano nemmeno.
Dà una sensazione strana pensare che oggi, a una valanga di secoli di distanza dal declino e dalla scomparsa delle gentes, per esprimere la qualità più pura di rispetto e cura benevola, genuina, continuiamo a rifarci ai rapporti interni che le caratterizzavano - meno vincolati, interessati e stretti dei rapporti famigliari come li intendiamo oggi, e maggiormente consapevoli della nobiltà che l’essere gentile richiede.