Ligatura
li-ga-tù-ra
Significato Figura dell’antica notazione musicale che indica un gruppo di due o più note da cantarsi su una sola sillaba; dalla ligatura è derivato il segno musicale moderno chiamato ‘legatura’ e consistente in una linea curva, che assume due significati: legatura di valore e legatura di portamento. Nel primo caso prescrive l’unione di due note poste alla stessa altezza, che si eseguono come un suono unico della durata equivalente alla somma di entrambe. La legatura di portamento o di frase collega più note, anche a diversa altezza, in una linea unitaria e coerente, senza staccarle o accentarle singolarmente
Etimologia dal latino tardo ligatūra, derivato di ligare, con il suffisso -ura, che indica azione.
Parola pubblicata il 26 Febbraio 2023
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
È vero: il termine ‘ligatura’, anche se è sopravvissuto sino a oggi, è antiquato e disusato. Ma Luca Serianni osservava che, sebbene l’italiano sia una lingua tipologicamente molto diversa dal latino, nel passaggio tra le due non si è verificata nessuna interruzione, e si potrebbe anche sostenere che attualmente parliamo un latino del XXI secolo. Non è un mistero che usiamo continuamente numerose parole e intere locuzioni latine. La forma moderna dell’antica ‘ligatura’, ossia ‘legatura’, ha trovato infinite applicazioni mantenendo inalterato il concetto di base: allacciare, unire, congiungere, legare.
In musica la ligatura è figlia della metrica letteraria e del processo che nel corso del Medioevo trasformò l’accentuazione della nostra lingua da quantitativa, propria del greco antico e del latino, a intensiva.
La classificazione di una vocale come lunga o breve dipende dal parametro temporale ed è perciò di natura squisitamente quantitativa: una sillaba lunga dura grosso modo il doppio di una breve. Perciò, in latino, l’ablativo rosā non si pronunciava come il nominativo rosă, ma somigliava piuttosto a rosaa. I segni ¯ e ˘ posti sulle vocali indicano se si debba allungare o meno il suono, avvicinando questo tipo di prolazione alla declamazione cantata.
La distinzione tra sillaba breve e lunga s’ibridò in musica con gli accenti della prosodia, che riguardavano l’aspetto intonativo. Il punctum, originato dall’accento grave `, nella musica medievale monodica indicava una nota più bassa della precedente, e divenne poi il segno della brevis. Può essere d’aiuto pensare che nel discorso parlato, in fine frase, prima del punto, l’intonazione dell’ultima sillaba si abbassa. La virga, invece, derivava dall’accento acuto ´; rappresentava una nota più acuta e si trasformò nella longa. La lunga e la breve saranno le prime figure a comparire nel sistema della notazione detta mensurata, in cui si misuravano le durate delle figure musicali; nei secoli successivi si aggiungeranno via via altri valori, dalla semibreve in giù.
Insieme al punctum e alla virga, si produssero altri due segni notazionali: il clivis, da clivus collina, che legava due note in posizione discendente ed era frutto della trasformazione dell’accento circonflesso ˆ, e il pes il cui aspetto, simile alla forma di un piede con tanto di caviglia, collegava due note ascendenti e derivava dall’accento anticirconflesso ˇ.
Questi segni, detti neumi, importati nella polifonia vocale, si evolsero nella grafia e nel significato divenendo le ligaturae, in quanto legavano tra loro due o più suoni cantati su un’unica sillaba. Il canto gregoriano era il serbatoio dal quale i polifonisti attingevano i temi che venivano utilizzati nelle composizioni sacre. Non si facevano troppi scrupoli: i neumi del gregoriano venivano traslati sic et simpliciter, trasformando appunto il clivis e il pes nelle ligaturae. Queste sopravvissero fino al Seicento, ma scomparvero quasi del tutto nella grafia dei secoli successivi.
Le legature moderne mantengono il concetto-base di congiungere note diverse ma della stessa altezza in un suono unico. La legatura di valore si segna con una linea curva; le prime comparvero nei Recerchari, motetti, canzoni di Marco Antonio Cavazzoni del 1523.
Siccome solitamente una nota legata permetteva di addolcire una dissonanza, il grande Girolamo Frescobaldi nel 1627 pubblicò una famosa composizione intitolandola Toccata di durezze, e Ligature.
La legatura di portamento è più tarda di quella di valore e indica che le note vanno eseguite legate e non staccate; per esempio, su uno strumento ad arco l’archetto suonerà ‘legando’ con un’unica arcata.
Forse non useremo mai la parola odierna, men che meno fuori dagli ambiti musicali, ma le belle composizioni che ascoltiamo nella nostra vita furono scritte anche grazie al lungo cammino percorso da queste piccole figure quasi dimenticate.