SignificatoDifendere, sostenere l’affermazione di qualcosa
Etimologia voce dotta recuperata dal latino propugnare ‘resistere, combattere in difesa’, da pugnare ‘combattere’, col prefisso pro-.
Molte persone sanno che il verbo ‘pugnare’, in latino prima e nell’italiano letterario poi, racconta un ‘combattere’. Si tratta di un combattere che nasce arcaicamente come un ‘combattere a pugni’ (pugnare, non potrebbe essere più chiaro), e che conserva, anche nei suoi esiti più astratti e raffinati, una dimensione molto fisica, violenta, faticosa. Ebbene, il propugnare, che naturalmente ne deriva, ci propone quest’azione in una veste poco scontata, una delle più interessanti.
Tenendo presente quel pugnare e i significati del prefisso ‘pro-‘, che riconduciamo subito a un ‘avanti’, si può pensare che il propugnare parli di un combattere che si slancia innanzi, vigorosamente offensivo — immagine in linea con l’energia che ci figuriamo propria di chi propugna, ad esempio, un’idea nuova. E però saremmo fuori strada. L’energia aggressiva del propugnare è difensiva, non offensiva.
‘Propugnare’, fin dal latino da cui è stato mutuato, descrive l’azione del resistere, del difendersi e difendere combattendo. Chi propugna combatte, campione, davanti al valore da proteggere, in suo favore — facendo schermo, resistendo senza risparmiarsi. Quel ‘pro-’ è quello del combattere a pro di qualcosa.È facile capire come, dalla precisa azione da cui partiva, sia passato in italiano a rappresentare un sostenere, un favorire: chi propugna qualcosa si espone e si spende. E questo nuovo assestamento di significato è diventato del tutto preminente, per cui il propugnare oggi si applica tutto a difesa di idee, valori, paradigmi, scelte, politiche, teorie, cause, e si concretizza interamente in argomentazioni, dimostrazioni, manifestazioni: del suo trascorso violento, se non bellico, non c’è che un’ombra. E naturalmente si pone a protezione di qualcosa che è periclitante, direttamente sotto attacco o che rischierebbe di spengersi in silenzio.
Allora parlerò di come si propugni una rivoluzione che contrasti il cataclisma climatico, di come venga propugnata la necessità di rivitalizzare i borghi storici, ma anche della moda che viene propugnata per custodire un’identità di gruppo, della diversa scelta di vita che propugniamo.
Una parola che dall’altezza del suo registro riesce a comunicare l’idea di una difesa lucida, organizzata come una resistenza, che pur fuori dai campi di battaglia, con la nota scura e seria dell’eco del pugno si serba vagamente minacciosa.
Molte persone sanno che il verbo ‘pugnare’, in latino prima e nell’italiano letterario poi, racconta un ‘combattere’. Si tratta di un combattere che nasce arcaicamente come un ‘combattere a pugni’ (pugnare, non potrebbe essere più chiaro), e che conserva, anche nei suoi esiti più astratti e raffinati, una dimensione molto fisica, violenta, faticosa. Ebbene, il propugnare, che naturalmente ne deriva, ci propone quest’azione in una veste poco scontata, una delle più interessanti.
Tenendo presente quel pugnare e i significati del prefisso ‘pro-‘, che riconduciamo subito a un ‘avanti’, si può pensare che il propugnare parli di un combattere che si slancia innanzi, vigorosamente offensivo — immagine in linea con l’energia che ci figuriamo propria di chi propugna, ad esempio, un’idea nuova. E però saremmo fuori strada. L’energia aggressiva del propugnare è difensiva, non offensiva.
‘Propugnare’, fin dal latino da cui è stato mutuato, descrive l’azione del resistere, del difendersi e difendere combattendo. Chi propugna combatte, campione, davanti al valore da proteggere, in suo favore — facendo schermo, resistendo senza risparmiarsi. Quel ‘pro-’ è quello del combattere a pro di qualcosa.È facile capire come, dalla precisa azione da cui partiva, sia passato in italiano a rappresentare un sostenere, un favorire: chi propugna qualcosa si espone e si spende. E questo nuovo assestamento di significato è diventato del tutto preminente, per cui il propugnare oggi si applica tutto a difesa di idee, valori, paradigmi, scelte, politiche, teorie, cause, e si concretizza interamente in argomentazioni, dimostrazioni, manifestazioni: del suo trascorso violento, se non bellico, non c’è che un’ombra. E naturalmente si pone a protezione di qualcosa che è periclitante, direttamente sotto attacco o che rischierebbe di spengersi in silenzio.
Allora parlerò di come si propugni una rivoluzione che contrasti il cataclisma climatico, di come venga propugnata la necessità di rivitalizzare i borghi storici, ma anche della moda che viene propugnata per custodire un’identità di gruppo, della diversa scelta di vita che propugniamo.
Una parola che dall’altezza del suo registro riesce a comunicare l’idea di una difesa lucida, organizzata come una resistenza, che pur fuori dai campi di battaglia, con la nota scura e seria dell’eco del pugno si serba vagamente minacciosa.