Sincope
sìn-co-pe
Significato Sfasatura del ritmo musicale, con spostamento d’accento; caduta di una vocale o di una sillaba centrale all’interno di una parola; improvvisa perdita di coscienza
Etimologia prestito latino di origine greca, dal latino tardo syncope, derivato di synkópto ‘spezzare’, da kópto ‘tagliare’ col prefisso syn- ‘con’.
Parola pubblicata il 27 Aprile 2025
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
È una parola d’origine cólta, ma usata anche nel linguaggio corrente; possiede tre significati, e di conseguenza contempla sinonimi diversi. Probabilmente l’accezione più familiare è quella che denota un colpo, un deliquio, un mancamento.
Il ‘venir meno’, inteso proprio come sottrazione, si percepisce anche nell’altra accezione, in cui la sincope indica un noto fenomeno fonetico: la caduta di una vocale o di una sillaba centrale in una parola. In questo caso un sinonimo potrebbe essere accorciamento, purché il taglio avvenga all’interno della parola. Ad esempio, la soppressione della sillaba -mi- dal termine latino domina, ha originato in italiano donna, mentre nell’italiano letterario tòrre vale per togliere. Se la caduta si verificasse all’inizio, si tratterebbe di un’aferesi, se alla fine, di un’apocope o troncamento.
Nell’arte versificatoria questi fenomeni hanno trovato innumerevoli utilizzi, rivelandosi preziosi alleati del poeta. Petrarca, per esempio, nella canzone «Spirto gentil, che quelle membra reggi» si servì della forma sincopata spirto, invece di spirito.
Sebbene il ritmo sia comune alla poesia e alla musica, la sincope musicale sembra comportarsi diversamente da quella letteraria. Infatti avviene quando una nota incomincia nella levatione della battuta, protraendosi oltre la positione successiva. Positione e levatione (antiche nomenclature imparentate con tesi e arsi, e in uso fino al periodo barocco e oltre) equivalgono a giù e su, o al battere e al levare, giacché indicavano il gesto della mano che si poggiava o che batteva in basso e poi si levava in alto, un movimento analogo a quello del piede che scendeva o si sollevava nelle rappresentazioni coreutiche del teatro greco.
Dunque, la sincope sposta l’accento dal primo e principale momento della battuta, la positione, a quello secondario, la levatione. Anche l’anacrusi si produce in levare, ma dà slancio al battere successivo e non altera il ritmo. La sincope, invece, lo spezza. Del resto, il greco synkopḗ ‘interruzione’, deriva proprio dal tema di synkóptō ‘spezzare’.
Quando il prolungamento della nota sincopata è sostituito da una pausa, il ritmo prende il nome di contrattempo o controtempo, divenendo a volte elemento tipico di un genere musicale, come nel ragtime o nel reggae giamaicano. Dunque, anche qui s’interrompe la regolarità del ritmo.
E come riconoscere una sincope durante un ascolto musicale? Un tipo di contrappunto classico (definito di quarta specie) si basava proprio sulla presenza di una voce in ritmo sincopato. Facendo un semplice esempio, ecco una successione di urti dissonanti di seconda che risolvono su consonanze di terza; la parte in sincope è quella inferiore:
Con una musica dolce e moderatamente lenta, l’effetto sincopato, trasgressivo del ritmo regolare, è contenuto. Possiamo invece individuarlo nettamente in un classico del jazz americano, del grande George Gershwin, e ci accorgiamo subito che le tre sillabe «I-got-rhythm» cadono off-beat, vale a dire fuori del battere regolare della misura.
È sorprendente come il termine sincope, nato nella Grecia antica, si sia conservato inalterato fino ad oggi. In musica ha mantenuto tutto il suo significato dirompente, costituendo una preziosa e vitale risorsa.