Arcipelago

ar-ci-pè-la-go

Significato Gruppo di isole; gruppo di cose simili

Etimologia probabilmente dal greco: Aigaios pelagos Mare Egeo.

La geografia delle isole greche è diventata, nel nome del Mare Egeo, paradigmatica: l’arcipelago individua un insieme di isole simili e vicine - ed è un concetto che anche in Italia ci è molto familiare. Già questa immagine è molto bella: racconta una realtà geografica piena di fascino, viaggi in barca per spostarsi da un’isola all’altra, l’esplorazione, la ricerca di calette deserte, il divertimento sfrenato e contento che si risponde da diverse sponde, o fantasticherie su isole tropicali sparse nell’oceano, e il lieve cambiar dei costumi di lido in lido. Più importante è però il senso figurato.

Da quando Solženicyn scrisse il suo “Arcipelago Gulag”, pubblicato nel ‘73, denunciando al mondo la realtà dei gulag russi (ossia dei campi di lavoro forzato), l’uso di questa parola ha acquisito un certo vigore; inizia infatti a rappresentare i nodi simili di un reticolo organizzato, una realtà capillare, intessuta di scambi. Se in “Arcipelago Gulag” ciò è tragicamente riferito all’organizzazione dei gulag, possiamo apprezzarne l’uso in molti contesti: gli arcipelaghi delle associazioni di volontariato, degli indirizzi di una facoltà, delle cucine tipiche regionali. Gli arcipelaghi non sono semplici costellazioni: fra le singolarità ci sta in mezzo uno scambio vivo - affrancato dal nome di morte del Mare Egeo.

Nota mitologica extra: perché il Mare Egeo si chiama così?

Teseo era partito alla volta di Creta, per sconfiggere il Minotauro e liberare gli Ateniesi dal tributo in vite umane che Minosse imponeva loro per sfamare il suo mostruoso pargolo. Egeo, padre di Teseo, si era accordato col figlio: se fosse tornato vincitore avrebbe dovuto issare sulla nave vele bianche; altrimenti, se fosse morto, le vele sarebbero dovute rimanere nere. Sappiamo che Teseo arrivò a Creta, flirtò con Arianna, figlia di Minosse, riuscendo a farsi aiutare da lei a cavarsela nel labirinto grazie al famoso filo, uccise il Minotauro, sortì e se ne saltò sulla nave coi compari ateniesi salvati dal dedalo di Minosse. Arianna venne con lui, però era noiosa, e fu mollata dopo poco sull’isola di Nasso (da qui l’espressione piantare in asso, da piantare in Nasso). Ad ogni modo Teseo si scordò la faccenda delle vele e lasciò su quelle nere. Egeo, che se ne stava sempre a scrutare il mare in attesa del figlio a Capo Sounion, vedendo le vele e intendendo erroneamente che suo figlio era morto si gettò in mare dalla scogliera. Quel mare prese il suo nome - e così tutti gli arcipelaghi.

Parola pubblicata il 01 Luglio 2012