SignificatoOccasionale, provvisorio; in botanica, di organo che si forma su parti adulte; straniero
Etimologia dal latino adventìcius, derivato di adventus, propriamente participio passato di advenire ‘arrivare’.
È una parola che ha quel grado di ricercatezza che si fa notare, anche se non è astrusa. Anzi la sua immagine fondamentale è di grande immediatezza, e ha uno smalto dei più brillanti.
Oggi possiamo parlare di posti di lavoro avventizi che si creano in situazioni eccezionali e per poco tempo, di guadagni avventizi su cui non si può fare affidamento, ma anche del francese avventizio che riusciamo a parlare quando ce n’è bisogno, o di capacità di calcolo avventizie che non bastano nemmeno per fare le proporzioni in una ricetta.
Se guardiamo il primo significato con cui è emerso ‘avventizio’, però, ci accorgiamo che è un po’ diverso rispetto a questi, che dipingono l’attributo dell’occasionale, dell’incerto: è il significato di ‘straniero, estraneo’, ormai del tutto desueto, letterario. E però, oltre a ricalcare i significati principali dell’adventicius latino, è anche la chiave per capire quelli seguenti.
Lavori estranei, guadagni estranei, capacità estranee trovano spazio e impiego in maniera occasionale, e perciò incerta, instabile. L’avventizio ci mostra il lato impreparato e transitorio dello straordinario, a cui si risponde in maniera provvisoria. Quel lavoro, quel guadagno, quella capacità interviene così com’è. L’avventizio — parente dell’avvento — arriva da fuori, entra nella situazione con tutta l’anormalità che il nuovo può avere. Ciò che diciamo avventizio giunge, e non è al suo ordinato posto.
Ne è prova l’uso botanico del termine: tutti abbiamo in mente le radici avventizie dell’edera… che letteralmente non si trovano al posto solito delle radici, visto che crescono dal fusto, così come quelle che spuntano quando facciamo una margotta o un ramo tocca terra. Organi che si formano su parti già sviluppate.
Un concetto, come si vede, molto ricco. Perché molto ricca di suggestioni è l’immagine dell’arrivato, che questa parola coglie con tagli schiettamente poetici. L’avventizio implica l’esistenza domestica di una situazione (o di un modello di situazione) abituale o regolare, in cui tutto scorre come deve. L’avventizio — occasionale, provvisorio, incerto, instabile — si fa spazio o irrompe in questo scorrere, fuori posto, resistendo almeno per un po’. Ci facciamo amici avventizi alle poste, si esce da teatro con qualche dubbio esistenziale avventizio, e le estati pullulano di amori avventizi.
È una parola che ha quel grado di ricercatezza che si fa notare, anche se non è astrusa. Anzi la sua immagine fondamentale è di grande immediatezza, e ha uno smalto dei più brillanti.
Oggi possiamo parlare di posti di lavoro avventizi che si creano in situazioni eccezionali e per poco tempo, di guadagni avventizi su cui non si può fare affidamento, ma anche del francese avventizio che riusciamo a parlare quando ce n’è bisogno, o di capacità di calcolo avventizie che non bastano nemmeno per fare le proporzioni in una ricetta.
Se guardiamo il primo significato con cui è emerso ‘avventizio’, però, ci accorgiamo che è un po’ diverso rispetto a questi, che dipingono l’attributo dell’occasionale, dell’incerto: è il significato di ‘straniero, estraneo’, ormai del tutto desueto, letterario. E però, oltre a ricalcare i significati principali dell’adventicius latino, è anche la chiave per capire quelli seguenti.
Lavori estranei, guadagni estranei, capacità estranee trovano spazio e impiego in maniera occasionale, e perciò incerta, instabile. L’avventizio ci mostra il lato impreparato e transitorio dello straordinario, a cui si risponde in maniera provvisoria. Quel lavoro, quel guadagno, quella capacità interviene così com’è. L’avventizio — parente dell’avvento — arriva da fuori, entra nella situazione con tutta l’anormalità che il nuovo può avere. Ciò che diciamo avventizio giunge, e non è al suo ordinato posto.
Ne è prova l’uso botanico del termine: tutti abbiamo in mente le radici avventizie dell’edera… che letteralmente non si trovano al posto solito delle radici, visto che crescono dal fusto, così come quelle che spuntano quando facciamo una margotta o un ramo tocca terra. Organi che si formano su parti già sviluppate.
Un concetto, come si vede, molto ricco. Perché molto ricca di suggestioni è l’immagine dell’arrivato, che questa parola coglie con tagli schiettamente poetici. L’avventizio implica l’esistenza domestica di una situazione (o di un modello di situazione) abituale o regolare, in cui tutto scorre come deve. L’avventizio — occasionale, provvisorio, incerto, instabile — si fa spazio o irrompe in questo scorrere, fuori posto, resistendo almeno per un po’. Ci facciamo amici avventizi alle poste, si esce da teatro con qualche dubbio esistenziale avventizio, e le estati pullulano di amori avventizi.