SignificatoBaldoria, gozzoviglia; lancia da torneo, e il torneo stesso
Etimologia da un’ipotetica voce francona behurdan circondare con una siepe, e cioè approntare il recinto per una giostra - giunta a noi attraverso il provenzale baordar bagordare.
Questa parola dipinge con una straordinaria efficacia la baldoria, la grande festa, la bisboccia viziosa. Efficacia ancora più evidente quando si osserva il percorso etimologico del bagordo.
Nel medioevo, per bagordo si intendeva la giostra, il torneo in cui prodi cavalieri si sfidavano lancia in resta. Per estensione, il bagordo passò a significare anche la stessa lancia. Ma evidentemente ciò che più rilevava in questi eventi - ciò che più li caratterizzava e che li rendeva così magnetici - non era la giostra in sé, ma la colossale festa che la seguiva, luogo e momento per gozzoviglie senza pari. Infatti già alla fine del ‘500 questa parola iniziava a essere usata per indicare tout-court la gran baldoria.
Oltre a essere una storia di rara simpatia, che ribalta lo stereotipo di cortesia cavalleresca che siamo abituati ad associare ai tornei medievali - altro che dame e fazzoletti in pegno d’amore! -, questo percorso connette il festeggiamento sfrenato con una dimensione culturale antica.
Così quando a Natale, dopo la giostra dei regali, ci si abbandona ai bagordi, nello scorcio degli zii ubriachi e dei cani che saltano sul tavolo si può intravedere il giocoso fasto di una corte che ha trovato luogo e momento per festeggiare.
Questa parola dipinge con una straordinaria efficacia la baldoria, la grande festa, la bisboccia viziosa. Efficacia ancora più evidente quando si osserva il percorso etimologico del bagordo.
Nel medioevo, per bagordo si intendeva la giostra, il torneo in cui prodi cavalieri si sfidavano lancia in resta. Per estensione, il bagordo passò a significare anche la stessa lancia. Ma evidentemente ciò che più rilevava in questi eventi - ciò che più li caratterizzava e che li rendeva così magnetici - non era la giostra in sé, ma la colossale festa che la seguiva, luogo e momento per gozzoviglie senza pari. Infatti già alla fine del ‘500 questa parola iniziava a essere usata per indicare tout-court la gran baldoria.
Oltre a essere una storia di rara simpatia, che ribalta lo stereotipo di cortesia cavalleresca che siamo abituati ad associare ai tornei medievali - altro che dame e fazzoletti in pegno d’amore! -, questo percorso connette il festeggiamento sfrenato con una dimensione culturale antica.
Così quando a Natale, dopo la giostra dei regali, ci si abbandona ai bagordi, nello scorcio degli zii ubriachi e dei cani che saltano sul tavolo si può intravedere il giocoso fasto di una corte che ha trovato luogo e momento per festeggiare.