SignificatoChe può contenere molte cose o persone; di bene, che può coprire una certa passività
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino capiens, participio presente di càpere ‘prendere, contenere’.
Vista la chiara matrice latina può stupire che questa parola sia invalsa relativamente di recente: è attestata alla metà dell’Ottocento, e ancora all’inizio del Novecento in tanti dizionari non compare. Eppure ha un’aria così consueta, come solo le parole di uso sbrigativo e quotidiano sanno avere — e pochi concetti sono sbrigativi e quotidiani come le indicazioni di misura.
Essa recupera il latino capiens, participio presente di càpere. Il significato primo di questo verbo è ‘prendere’, ma da questo si allarga un lago di significati ulteriori (sì, anche càpere è un verbo gigantesco): ottenere, occupare, catturare, e poi scegliere, sedurre, comprendere (capire!), fino iniziare e contenere. Li riconosciamo tutti, a vario titolo, come un ‘prendere’, e quell’ultimo significato di ‘contenere’ è quello che troviamo nel capiente.
Il capiente ha una notevole capacità di contenere cose o persone, anche se potremmo dire in modo più sintetico che il capiente ha una notevole capacità. Già perché fino ad allora l’alternativa, che poi ha via via receduto, era il ‘capace’, parola ricca di significati, fra cui anche quello volumetrico — ma la specializzazione del significato, al capiente, ha fatto gioco. Possiamo parlare di una stanza che è abbastanza capiente per farci un pranzo di Natale, del teatro che per lo spettacolo non va bene perché è poco capiente, del pomodoro per la conserva che sobbolle nella pentola più capiente che abbiamo. Lo spazio contenuto dal capiente suggerisce un uso peculiare in diritto: è capiente il bene che ha un valore sufficiente a coprire un debito, a garantire un prestito — quello che lo può, figuratamente, contenere, come una scatola più grande una più piccola. Il debitore scafato lascia alla luce solo averi tutt’altro che capienti, e visto che il patrimonio è ampiamente capiente, la banca concede il mutuo.
Abbiamo detto che ‘capiente’ è attestato alla metà dell’Ottocento, ma c’è una cosa simpatica da aggiungere: questa attestazione è nel Vocabolario di parole e modi errati che sono comunemente in uso di Filippo Ugolini, in cui le voci vengono registrate per vietarle, a tratti con prescrittività biblica. «Questa casa non è capiente — dirai atta a contenere, capace. Nemmeno userai capiente in quest’altro significato: Voleva assicurare il mio credito sulla sua villa, ma non è capiente — cioè vale meno, è di minor prezzo, non è sufficiente». Su Google ‘capiente’ si trova in oltre quattro milioni di occorrenze: povero Ugolini!
Vista la chiara matrice latina può stupire che questa parola sia invalsa relativamente di recente: è attestata alla metà dell’Ottocento, e ancora all’inizio del Novecento in tanti dizionari non compare. Eppure ha un’aria così consueta, come solo le parole di uso sbrigativo e quotidiano sanno avere — e pochi concetti sono sbrigativi e quotidiani come le indicazioni di misura.
Essa recupera il latino capiens, participio presente di càpere. Il significato primo di questo verbo è ‘prendere’, ma da questo si allarga un lago di significati ulteriori (sì, anche càpere è un verbo gigantesco): ottenere, occupare, catturare, e poi scegliere, sedurre, comprendere (capire!), fino iniziare e contenere. Li riconosciamo tutti, a vario titolo, come un ‘prendere’, e quell’ultimo significato di ‘contenere’ è quello che troviamo nel capiente.
Il capiente ha una notevole capacità di contenere cose o persone, anche se potremmo dire in modo più sintetico che il capiente ha una notevole capacità. Già perché fino ad allora l’alternativa, che poi ha via via receduto, era il ‘capace’, parola ricca di significati, fra cui anche quello volumetrico — ma la specializzazione del significato, al capiente, ha fatto gioco. Possiamo parlare di una stanza che è abbastanza capiente per farci un pranzo di Natale, del teatro che per lo spettacolo non va bene perché è poco capiente, del pomodoro per la conserva che sobbolle nella pentola più capiente che abbiamo. Lo spazio contenuto dal capiente suggerisce un uso peculiare in diritto: è capiente il bene che ha un valore sufficiente a coprire un debito, a garantire un prestito — quello che lo può, figuratamente, contenere, come una scatola più grande una più piccola. Il debitore scafato lascia alla luce solo averi tutt’altro che capienti, e visto che il patrimonio è ampiamente capiente, la banca concede il mutuo.
Abbiamo detto che ‘capiente’ è attestato alla metà dell’Ottocento, ma c’è una cosa simpatica da aggiungere: questa attestazione è nel Vocabolario di parole e modi errati che sono comunemente in uso di Filippo Ugolini, in cui le voci vengono registrate per vietarle, a tratti con prescrittività biblica. «Questa casa non è capiente — dirai atta a contenere, capace. Nemmeno userai capiente in quest’altro significato: Voleva assicurare il mio credito sulla sua villa, ma non è capiente — cioè vale meno, è di minor prezzo, non è sufficiente». Su Google ‘capiente’ si trova in oltre quattro milioni di occorrenze: povero Ugolini!