Diatessaron

dia-tes-sà-ron

Significato 1) Nella musica dell’antica Grecia, intervallo melodico di quarta, termine poi rimasto nella teoria musicale dei secoli successivi. 2) Titolo di un’opera teologica del II secolo d. C. basata sui quattro vangeli canonici

Etimologia dal greco, diatessaron, ‘(armonia) attraverso quattro’.

La parola diatessaron fa parte di due discipline: la teoria musicale e la tradizione neotestamentaria. Il nome greco, puro e crudo, è composto da dià (attraverso) e tessarōn (quattro). Di quest’ultimo termine riconosciamo alcuni esiti nell’italiano moderno, come la comune tessera e i suoi derivati, tra cui il diminutivo tassello, dal latino tessella ‘quadratino’. Il più recente e stravagante discendente lessicale è probabilmente il tesseratto, l’ipercubo quadridimensionale di Interstellar immaginato dal premio Nobel per la Fisica, Kip Thorne (qui la spiegazione di Amedeo Balbi e qui la scena clou del film).

Procediamo a ritroso. Alla fine del Duecento un autore anonimo volgarizzò in fiorentino il più importante ricettario medico della Scuola salernitana, l’Antidotarium di Nicola, spiegando che «diatesaron» significa «di quatro cose», tradendo che all’epoca il termine era ormai sconosciuto ai più.

Verso la fine del II secolo d. C. il filosofo Taziano, convertito al cristianesimo, scrisse (forse in siriaco) un’opera intitolata Diatessaron. Consisteva in un racconto unico che rielabora armonicamente i testi dei quattro vangeli canonici. Ebbe una diffusione eccezionale, dalla Scozia alla Siria, e per alcuni secoli fu il vangelo della Chiesa romana, finché non venne sostituito dai quattro testi separati di Matteo, Marco, Luca e Giovanni; l’opera di Taziano fu invece distrutta.

In campo musicale il termine diatessaron, alla lettera ‘attraverso quattro (suoni)’, identificava l’intervallo melodico di quarta. Tale sequenza sonora, formata da due toni (TT) e un semitono (S), poteva essere di tre specie diverse, a seconda della posizione in cui si trovava il semitono, vale a dire al centro, all’inizio o alla fine: TST, STT, TTS.

I Greci consideravano la diapason (ossia l’intervallo d’ottava) e la diapente (l’intervallo di quinta) consonanze perfette ottenute tramite il monocordo. A queste si aggiungeva la diatessaron, calcolata aritmeticamente sottraendo all’ottava la quinta. La diapason corrisponde a 2/1 e la diapente a 3/2. Dunque:

2/1 (diapason): 3/2 (diapente) = 4/3 (diatessaron)

Inciso: il calcolo numerico si attua con moltiplicazioni e divisioni al posto di addizioni e sottrazioni. Questo perché gli intervalli sono entità logaritmiche e si comportano così… ma questa è un’altra storia.

Secondo le teorie pitagoriche, il quattro era un numero perfetto, collegato con l’armonia dell’Universo. Geometricamente parlando, il punto equivale all’uno; se invece si uniscono due punti, si avrà la linea retta; unendo tre punti si ottiene una superficie piana (triangolo), e collegandone quattro un volume solido (tetraedro), ossia una piramide costituita da quattro facce triangolari. Insomma, i rapporti numerici alla base della musica greca e dell’armonia, si combinavano con aritmetica, geometria e astronomia; nel Medioevo confluiranno perciò nelle scienze del quadrivium.

L’importanza del quattro si riflesse in molti campi: negli elementi fondamentali, fuoco, acqua, aria e terra; nelle lettere del tetragramma (YHWH, il nome di Dio) o… quadrando il cerchio, nei quattro vangeli canonici.

Con l’avvento della polifonia in musica l’intervallo di quarta, inteso non melodicamente ma come sovrapposizione verticale di suoni, fu considerato dissonante. Il termine però rimase e, per esempio, possiamo ascoltare composizioni che presentano un canone in subdiatessaron (o ipodiatessaron), che significa alla quarta inferiore, come il Canon in Hypodiatessaron al roverscio e per augmentationem perpetuus di Johann Sebastian Bach.

In un certo senso, la diatessaron è ancora viva e vegeta, se osserviamo che una semplice scala di Do maggiore può essere vista come due diatessaron di terza specie, accostate l’una all’altra, Do-Re-Mi-Fa e Sol-La-Si-Do; le note sono diverse, ma i rapporti intervallari sono gli stessi: TTS e TTS.

Così, potremmo dire che la musica occidentale sia nata partendo da una sequenza di quattro suoni. Variamente organizzati, hanno realizzato una delle tante forme possibili di quest’arte, tra le più complesse e potenti mai concepite da quell’imperfettissimo essere che chiama se stesso uomo.

Parola pubblicata il 21 Luglio 2024

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