Dissonanza

Le parole della musica

dis-so-nàn-za

Significato Proprietà di due o più suoni di generare un insieme discorde; per estensione, discordanza, disarmonia

Etimologia dal latino tardo dissonàntia ‘disaccordo’ o ‘discordanza’, derivato di dissonare, a sua volta da sonare ‘suonare, risuonare’, ma anche ‘cantare’, con il prefisso negativo dis-, che indica separazione, interruzione, allontanamento.

  • «Noto una certa dissonanza fra le vostre idee.»

Il primo a scrivere questa parola nella lingua italiana fu probabilmente il frate domenicano Domenico Cavalca, dotto volgarizzatore pisano, contemporaneo di Dante, che la usò figuratamente nella sua Esposizione del Simbolo degli Apostoli del 1342:

Tu, una eterna e vera sostanza, nella quale nulla è dissonanza, nulla confusione, nulla trasmutazione, nulla indignazione, nulla morte, ma somma concordia, somma provvidenza, somma costanza.

‘Dissonanza’ è l’antonimo, il contrario di ‘consonanza’ e presuppone una relazione con un altro suono: da solo non può né ‘dis-suonare’ e né ‘con-suonare’, parlando della consonanza.

In generale, la dissonanza è avvertita come un turbamento, un conflitto di natura auditiva, con ricadute sulla sfera emozionale.

I pitagorici definirono sinfonie gli intervalli prodotti dai rapporti formati dai numeri sino a 4: ottava (2:1), quinta (3:2), ottava più quinta (3:1), quarta (4:3) e doppia ottava (4:1). Le terze e le seste, oggi percepite come piacevoli consonanze, impiegarono molto tempo per essere ammesse in musica. In effetti, nel temperamento pitagorico erano realmente dissonanti e perciò impraticabili.

Patrizio Barbieri (in questo articolo) riferisce che fino a buona parte del Settecento le teorie scientifiche della consonanza furono di tipo aritmetico, fino a quando il gesuita Andrea Draghetti ipotizzò che il passaggio dalla consonanza alla dissonanza potesse avvenire con gradualità, «tramite cioè una curva ad andamento continuo». La teoria di Draghetti spiacque ad alcuni e innescò polemiche a catena. Un articolo del 1773 insinuò addirittura sospetti di eresia, ma nello stesso anno l’ordine gesuita fu soppresso e la querelle terminò.

Nell’Ottocento, l’avvocato palermitano Filippo Foderà recuperò l’ipotesi di Draghetti, giungendo a un risultato del tutto simile a quello che, per altre vie, otterrà Hermann von Helmholtz trent’anni dopo. Il povero Foderà morì di colera nel 1837, lasciando manoscritti e dimenticati i suoi studi. Helmholtz ebbe miglior fortuna e, producendo una curva delle consonanze sostanzialmente simile a quella di Foderà, mieté un’opima messe di consensi internazionali.

In musica la dissonanza è impiegata con dovizia, tanto che è raro trovare una composizione d’arte che non ne contenga: crea tensione, dinamicità, varietà e interesse. Forse, ancora una volta, un esempio è più chiaro di tante parole.

Prendiamo due battute consonanti:

Se prolunghiamo il Mi (è la nota legata)

si produce un ritardo di nona in ottava che ‘urta’ col Fa della nota superiore e con il Re del Basso, realizzando una bell’effetto dissonante.

All’inizio del secolo scorso, Sergej Prokofiev sostenne che la dissonanza fosse un ingrediente fondamentale della musica, ma che andasse impiegata debitamente. Con una similitudine culinaria, spiegò che Bach l’aveva usata sapientemente come il sale nelle pietanze; altri compositori avevano aggiunto anche il pepe, fino a rendere i piatti via via più piccanti. Sempre secondo Prokofiev, i sani appetiti si ammalarono e la musica divenne troppo ‘pepata’, eccessivamente dissonante e complessa. La musica del futuro avrebbe dovuto ritrovare uno stile più semplice e un impiego corretto della dissonanza.

Nell’uso figurato questo fenomeno si estende a elementi non acustici. Un insieme d’individui etichetta come dissonante una voce, un parere, un’opinione in disaccordo con il resto del gruppo; non importa se abbia ragione o meno. I titoli di due trasmissioni televisive, Fuori dal coro e Accordi e disaccordi, ricorrono al lessico musicale per realizzare metafore analoghe. Concordia discors, scriveva Orazio nelle Epistole, prima che le sue parole divenissero il motto nello stemma dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Parola pubblicata il 07 Maggio 2023

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale