SignificatoPiccolo tempio che accoglie una statua; tabernacolo; chiosco che vende giornali
Etimologia dal latino aedicula, diminutivo di aedes ‘locale con focolare, appartamento’ e successivamente ‘tempio’.
Questa parola ci racconta un percorso semantico affascinante, che parte dal focolare, passa da un’architettura sacra e arriva al chiosco del giornalaio.
In latino il termine aedes ha avuto uno sviluppo notevole: compare descrivendo l’appartamento, la dimora. Tale significato generale si specifica in una dimora sacra e, col diminutivo aedicula, in un piccolo tempio: è proprio in questa veste che conosciamo le edicole del mondo antico. Quanta grazia, in quei tempietti ampi a sufficienza per accogliere la sola statua della divinità o del defunto…!
La suggestione di queste architetture è raccolta nel medioevo, quando passa a descrivere un piccolo elemento architettonico spesso annesso a un edificio, solitamente perimetrato da colonnine laterali e frontone superiore: al suo interno immagini sacre, epigrafi, o perfino finestre. L’edicola (a questo punto quasi un tabernacolo, una nicchia) rimane quindi una realtà quotidiana, presenza consueta e decorosa della vita cittadina e non solo.
Nell’Ottocento - parafrasando Hegel - la lettura del giornale diventa la preghiera del mattino dell’uomo moderno. E nella seconda metà di quel secolo, fra Milano e Bologna, invalse proprio il nome ‘edicola’ nell’indicare i chioschi che vendevano giornali: strutture piccole e diffuse, ma di grande dignità.
Questa evoluzione ci dà la chiara dimensione di come il nome di un elemento noto, vicino, usuale, sia materia viva per l’analogia - e di quanta sia la forza creatrice della lingua.
Questa parola ci racconta un percorso semantico affascinante, che parte dal focolare, passa da un’architettura sacra e arriva al chiosco del giornalaio.
In latino il termine aedes ha avuto uno sviluppo notevole: compare descrivendo l’appartamento, la dimora. Tale significato generale si specifica in una dimora sacra e, col diminutivo aedicula, in un piccolo tempio: è proprio in questa veste che conosciamo le edicole del mondo antico. Quanta grazia, in quei tempietti ampi a sufficienza per accogliere la sola statua della divinità o del defunto…!
La suggestione di queste architetture è raccolta nel medioevo, quando passa a descrivere un piccolo elemento architettonico spesso annesso a un edificio, solitamente perimetrato da colonnine laterali e frontone superiore: al suo interno immagini sacre, epigrafi, o perfino finestre. L’edicola (a questo punto quasi un tabernacolo, una nicchia) rimane quindi una realtà quotidiana, presenza consueta e decorosa della vita cittadina e non solo.
Nell’Ottocento - parafrasando Hegel - la lettura del giornale diventa la preghiera del mattino dell’uomo moderno. E nella seconda metà di quel secolo, fra Milano e Bologna, invalse proprio il nome ‘edicola’ nell’indicare i chioschi che vendevano giornali: strutture piccole e diffuse, ma di grande dignità.
Questa evoluzione ci dà la chiara dimensione di come il nome di un elemento noto, vicino, usuale, sia materia viva per l’analogia - e di quanta sia la forza creatrice della lingua.