SignificatoArnese agricolo costituito da un ramo biforcuto di legno o da un manico a cui è fissata una forcella, usato per spostare fieno e paglia; patibolo per l’impiccagione
Etimologia dal latino: furca.
La forca, più che un arnese per spostare paglia e fieno, è una forma archetipica: il manico lungo che infine si separa in più denti richiama l’incrocio di una strada, il delta di un fiume, un valico stretto. E infatti il nome di questo attrezzo suggerisce fantasiose espressioni idiomatiche, legate alla sua terminazione biforcuta: ad esempio, con “fare la forca” o “fare le forche” si intende “fare il doppio gioco” o “fingere di ignorare qualcosa”, mentre parlando di scuola “fare forca” vuol dire non andarci - nel senso che, arrivati al bivio che porta a scuola, si prende l’altra strada.
La forca, per sineddoche, ha anche il significato di patibolo: infatti l’asta orizzontale a cui viene appeso l’impiccando si regge su due forche verticali. La sineddoche, cioè la figura retorica con cui, indicando una parte di un oggetto, si intende l’oggetto intero (ad esempio, come quando si dice “le vele” invece di “le navi”), sostituisce con grazia il nome di una struttura terrificante, facendola diventare la forca per antonomasia. A questo assetto si aggiunge per metonimia un ulteriore significato: la forca, che per sineddoche significa il patibolo, per metonimia passa ad indicare la pena stessa dell’impiccagione (Tizio è stato condannato alla forca). La metonimia è una figura retorica che pure consiste in una sostituzione fra parole, ma mentre la sineddoche riguarda rapporti quantitativi (parte per l’intero, specie per genere), la metonimia considera rapporti concettuali più variegati, come - ed è il caso della forca - la causa per l’effetto. Una metonimia installata su una sineddoche non si vede tutti i giorni!
La forca, più che un arnese per spostare paglia e fieno, è una forma archetipica: il manico lungo che infine si separa in più denti richiama l’incrocio di una strada, il delta di un fiume, un valico stretto. E infatti il nome di questo attrezzo suggerisce fantasiose espressioni idiomatiche, legate alla sua terminazione biforcuta: ad esempio, con “fare la forca” o “fare le forche” si intende “fare il doppio gioco” o “fingere di ignorare qualcosa”, mentre parlando di scuola “fare forca” vuol dire non andarci - nel senso che, arrivati al bivio che porta a scuola, si prende l’altra strada.
La forca, per sineddoche, ha anche il significato di patibolo: infatti l’asta orizzontale a cui viene appeso l’impiccando si regge su due forche verticali. La sineddoche, cioè la figura retorica con cui, indicando una parte di un oggetto, si intende l’oggetto intero (ad esempio, come quando si dice “le vele” invece di “le navi”), sostituisce con grazia il nome di una struttura terrificante, facendola diventare la forca per antonomasia. A questo assetto si aggiunge per metonimia un ulteriore significato: la forca, che per sineddoche significa il patibolo, per metonimia passa ad indicare la pena stessa dell’impiccagione (Tizio è stato condannato alla forca). La metonimia è una figura retorica che pure consiste in una sostituzione fra parole, ma mentre la sineddoche riguarda rapporti quantitativi (parte per l’intero, specie per genere), la metonimia considera rapporti concettuali più variegati, come - ed è il caso della forca - la causa per l’effetto. Una metonimia installata su una sineddoche non si vede tutti i giorni!