Antonomasia
an-to-no-mà-sia
Significato Figura retorica che consiste nell’usare un nome comune o una perifrasi per indicare un nome proprio; figura retorica che consiste nell’usare il nome di un personaggio famoso per identificare una persona che si ritiene abbia caratteri simili
Etimologia voce dotta recuperata dal latino antonomasia, prestito dal greco antonomasía, composto di antì ‘al posto di’ e di un derivato di ónoma ‘nome’.
- «Giacomo Leopardi è il Recanatese per antonomasia.»
Parola pubblicata il 17 Aprile 2024
Non ci sono molte figure retoriche più importanti di questa, e però dobbiamo fare subito attenzione, perché è una figura che muove i concetti in due versi speculari — dal particolare al generale e dal generale al particolare.
La parola in sé, anche se il greco ce lo vela, è di una semplicità molto eloquente: antonomasía si compone di antì ‘al posto di’ e di un derivato di ónoma ‘nome’. Stiamo parlando di scambi di nomi. Ma prima di vedere le due specie, notiamo questo: lo scambio di nomi è rappresentativo di uno scambio di concetti. La cultura e la società maturano delle etichette che poi la lingua stacca e attacca tessendo un’esperta rete di riferimenti, e per intendere una cosa ne userà un’altra diversa, significativa e analoga, con tutta la libertà e l’incisività che l’espressione retorica richiede.
Posso parlare dell’amico casanova, del paparazzo appostato fuori dall’albergo, di uno zelig di cui non ci si può fidare, di chi ci farà da cicerone, di un discorso da azzeccagarbugli, del mentore che abbiamo trovato, di un anfitrione squisito — tutto senza avere nemmeno idea di chi fosse Giacomo Casanova, che Paparazzo sia il personaggio di un film come anche Zelig, che cosa c’entri Marco Tullio Cicerone col turismo, chi sia l’Azzeccagarbugli, in che opera compaia Mentore, o in quale Anfitrione. Nomi di persone e personaggi, che hanno dei caratteri personali specifici ed evidenti, passano a indicare in genere quel carattere, qualità, inclinazione, ruolo, mestiere.
Ma funziona anche a partire da nomi generici o da perifrasi — indicazioni apparentemente ampie e sfocate e che però, per eccellenza, si condensano su un riferimento univoco.
In altre parole, quando in una categoria — un’intera classe di soggetti oggetti e opere che si possono compiere — una personalità spicca in maniera eccezionale, ecco che il nome della categoria intera (magari con la maiuscola) può diventare il suo nome. Chi è il Nolano? Non il mio amico Francesco di Nola, ma Giordano Bruno, originario di Nola. Di poeti sommi ne possiamo enumerare una buona falange, ma il Sommo Poeta è uno ed è Dante. Io vivo in collina e chi mi viene a trovare tecnicamente sale al colle, ma per antonomasia sale al Colle chi va a parlare col Presidente della Repubblica — il Colle è per antonomasia il colle del Quirinale. Ma ancora: posso parlare della lingua del cantore della guerra di Troia, dello stile del regista de ‘La città incantata’, delle imprese dell’eroe dei due mondi in modo da non nominare (magari evitando ripetizioni) Omero, Miyazaki, Garibaldi. Senza parlare delle antonomasie commerciali, dallo scottex allo scotch al k-way (marchi commerciali e poi nomi comuni d’oggetto).
L’antonomasia etichetta, e l’etichetta spiega in maniera sintetica e copre — e questo è spesso utile per avvincere. Stabilisce collegamenti e continuità fra elementi diversi del mondo, e lo fa con un criterio tattile: nel liscio consueto — quello di una vita, di un gruppo, di un’azione, di una qualificazione — trova l’asperità, il rilevante. Il nome normale accede all’eccezionale, e il nome eccezionale accede a ciò che di normale lo ricorda ed echeggia. Perciò la locuzione “per antonomasia” è tanto simile al “per eccellenza”. Un’intelligenza del mondo formidabile.