Ladin
la-dìn
Significato Varietà linguistica: ladino dolomitico — Nome della lingua parlata in alcune valli dolomitiche; nome degli abitanti di quelle stesse valli. In certe aree dove si parla ladino ‘ladin’ significa anche ‘facile, scorrevole’
Etimologia dal latino latinus, originariamente con il significato di ‘appartenente al Lazio’; nome della lingua parlata a Roma e poi in tutto l’impero romano.
Parola pubblicata il 21 Aprile 2025
Dialetti e lingue d'Italia - con Carlo Zoli
L'italiano è solo una delle lingue d'Italia. Con Carlo Zoli, ingegnere informatico che ha dedicato la vita alla documentazione e alla salvaguardia di dialetti e lingue minoritarie, a settimane alterne esploriamo una parola di questo patrimonio fantasmagorico e vasto.
In Italia, a fianco dell’italiano, si parlano moltissime altre lingue: usiamo qui ‘lingua’ in senso tecnico di ‘parlata di una comunità’, senza entrare nella questione spinosissima della differenza tra ‘lingua’ e ‘dialetto’. E comunque la si guardi, l’Italia è uno dei paesi più ricchi di diversità culturale e linguistica al mondo.
Una di queste lingue è, per l’appunto il ladino, ladin. Parlato in quelle che un tempo erano remote e inaccessibili valli delle Dolomiti, e che ora sono capitali mondiali del turismo (la Val Gardena/Gherdëina, la Val Badia, la Val di Fassa/Fascia, l’Ampezzo/Anpezo con Cortina, la Valle di Livinallongo/Fodom), il ladino conta alcune decine di migliaia di parlanti ed è ancora molto vitale.
Ma come mai proprio una lingua periferica, parlata da una piccolissima comunità merita proprio lei di chiamarsi ‘latino’? Come mai ciò non avviene – banalmente – per l’italiano stesso o per la lingua parlata a Roma o nel Lazio? In fondo, latino vuol dire essenzialmente ‘del Lazio’: ma nessuna di queste parlate e nessuna grande lingua romanza si chiama più latino.
La spiegazione storicamente più sostenibile e ritenuta più probabile dagli studiosi è che in quelle zone, in cui originariamente si parlava latino, dopo che gran parte dell’area era stata occupata da popolazioni di lingua germanica, quelle genti avranno definito se stesse come ‘coloro che parlano ancora latino’ e non tedesco, in opposizione ai nuovi arrivati. E con la normale evoluzione della lingua, ‘latino’ è diventato ‘ladino’, ladin.
In certe valli ladine, poi, ladin vuol dire anche (o soltanto) ‘scorrevole, comprensibile’: una tipica evoluzione del significato, come quando diciamo a un amico che parla in modo confuso «parla italiano!», per dirgli «fatti capire!», come nell’espressione ‘da cristiani’ per dire ‘in modo giusto, normale’. È un universale antropologico pensare che chi parla come noi parla in modo chiaro, e che siano gli altri che balbettano suoni incomprensibili! Per cui in quelle zone parlare ‘ladino’ è passato successivamente a significare ‘parlare in modo chiaro, scorrevole, comprensibile’. E in certe aree il valore di ‘nome della lingua’ si è addirittura perso e l’aggettivo è passato a voler dire appunto ‘facile’, ‘veloce’.
Oppure potrebbe essere andata all’inverso: dato che un tempo tutti parlavano latino, ‘parlar latino’ può essere passato a significare ‘parlar chiaro, comprensibile’; e solo dopo questo sia stato interpretato come il nome di quel piccolo popolo e di quella lingua, da parte dei nuovi arrivati di lingua tedesca.
Quindi, per rispondere alla nostra domanda iniziale: sono i remoti valligiani a essere rimasti ‘latini’, e non gli abitanti di Firenze o di Roma, perché, se altrove tutti parlavano latino, in quelle lontane valli il contatto con popolazioni germaniche (che, quindi, agli occhi dei locali parlavano in modo davvero poco ladin) ha fatto sopravvivere questa parola, che altrove è scomparsa.