Lametta
la-mét-ta
Significato Piccola lama per la rasatura
Etimologia diminutivo di lama, che attraverso il francese lame è dal latino lamina ‘lastra sottile’.
Parola pubblicata il 24 Dicembre 2019
La strana coppia - con Salvatore Congiu
Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.
Galvanizzati dal frizzante clima natalizio, oggi usciamo dal formato abituale di questa rubrica, andando a conoscere una strana coppia in cui il partner straniero – stavolta tedesco – è nato da un prestito diretto dall’italiano. Abbiamo già notato, parlando della coppia netto-nett, che la lingua tedesca abbonda di italianismi, specie in campo finanziario, artistico e culinario. Di norma, però, il prestito italiano mantiene sostanzialmente il significato originario, come avviene in kapieren, Konto, Barke e tanti altri. Il caso della parola Lametta, invece, è decisamente più interessante, perché i tedeschi non l’hanno semplicemente adottata; piuttosto, addobbata.
In sé, il termine lametta è banalmente trasparente: è il diminutivo di lama (dal latino lamina, “lastra sottile”, ma giunto in italiano attraverso il francese lame). Per noi la lametta, oggi, è solo una piccola lama a due tagli, affilatissima, che serve a radersi o depilarsi. Difficile quindi, a tutta prima, capire come i tedeschi l’abbiano presa in prestito per indicare nientemeno che i fili argentati usati per decorare l’albero di Natale (quelli che si appendono ai rami per simulare i ghiaccioli, non quelli che si mettono torno torno all’albero, più comuni da noi). La sorpresa, però, si stempera molto se consideriamo che i fili in questione sono in effetti delle sottili lamine, delle lamelle metalliche (un tempo strisce di carta stagnola, oggi di polietilene), e non a caso è detta lamé (o laminata) una stoffa tessuta a fili metallici o sintetici, dorati o argentati, mentre un tempo si chiamava lametta una sottile striscia d’oro o d’argento intessuta in una stoffa.
Non finisce mica qui, naturalmente. A un certo punto, con sbarazzina irriverenza, i tedeschi hanno deciso di chiamare Lametta le medaglie e i distintivi che affollano il petto dei militari, tanto che Hermann Göring, il luogotenente di Hitler, fu soprannominato, a causa della sua passione per le uniformi pletoricamente cariche di insegne, Lametta-Heini (più o meno, “babbeo decorato”). Ma questo è ancora nulla. Nel 1978, in una puntata del suo spettacolo intitolata Weihnachten bei Hoppenstedts (“Natale dagli Hoppenstedt”), il celebre comico tedesco Loriot, nei panni di nonno Hoppenstedt, durante la decorazione famigliare dell’albero di Natale pronunciò una battuta destinata a diventare famosa: “Früher war mehr Lametta!”. Il senso letterale della frase (peraltro sgrammaticata) è “una volta c’erano più fili argentati”, quello implicito è che un tempo non solo il Natale, ma tutto era più bello. Oggi, però, i tedeschi ripetono questa frase in modo ironico, mentre Opa Hoppenstedt, da vecchio brontolone, era proprio uno di quelli che il poeta latino Orazio chiamava laudatores temporis acti, coloro per cui il passato è sempre migliore del presente.
Ma questo atteggiamento si basa per forza su un’idealizzazione, un addobbamento del passato che capovolge un istinto umano insopprimibile. Solo sul futuro, non certo sul passato ci si può davvero fare delle illusioni, ed è questo, come ci ha insegnato Leopardi, a tenere in vita gli esseri umani: credere, a ogni fine d’anno, che quello che verrà sarà migliore dell’anno appena trascorso. Come diceva il passeggere al venditore di almanacchi, “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”.
Buon Natale e felice anno nuovo a tutti.