SignificatoAttrezzo da calzolaio costituito da un punteruolo ricurvo atto a forare il cuoio per passarvi le cuciture; taccagneria; persona avara
Etimologia da un’ipotetica forma germanica: alisna, derivato di âla lesina.
La lesina è uno strumento molto antico - antico quanto la lavorazione del cuoio. Per cucire il cuoio, infatti, è necessario forarlo con un utensile adatto, e la lesina è quell’utensile: costituita da un punteruolo di metallo ricurvo e da un manico, permette di aprire un foro in cui far passare il filo della cucitura.
Il significato figurato di questa parola, che la lega alla spilorceria, è da ricercarsi probabilmente in un libro burlesco scritto nel XVI secolo da Francesco Maria Vialardi, intitolato “Della famosissima Compagnia della Lesina”. In questo libro si racconta di questa “Compagnia della Lesina”, una congrega di avari fiorentini che mai si sarebbero sognati di portare le scarpe a riparare da un calzolaio - preferendo, alla bisogna, lavorar di lesina per conto proprio. Un’immagine che di questi tempi, stranamente, non riesce così negativa.
Quella lesina del nostro amico, a cui strappiamo un pranzo, mette due cucchiai di sugo sugli spaghetti, e qualche rada scaglia di formaggio; Tizio, per lesinare, non accende mai il riscaldamento, nemmeno se ha il ghiaccio sul pavimento; con anni di lesina si riesce a mettere da parte il gruzzolo per comprare casa.
Curiosità finale: quel Vialardi che scrisse della Compagnia della Lesina, probabilmente, fu fra i delatori di Giordano Bruno. E dire che erano stati incarcerati insieme.
La lesina è uno strumento molto antico - antico quanto la lavorazione del cuoio. Per cucire il cuoio, infatti, è necessario forarlo con un utensile adatto, e la lesina è quell’utensile: costituita da un punteruolo di metallo ricurvo e da un manico, permette di aprire un foro in cui far passare il filo della cucitura.
Il significato figurato di questa parola, che la lega alla spilorceria, è da ricercarsi probabilmente in un libro burlesco scritto nel XVI secolo da Francesco Maria Vialardi, intitolato “Della famosissima Compagnia della Lesina”. In questo libro si racconta di questa “Compagnia della Lesina”, una congrega di avari fiorentini che mai si sarebbero sognati di portare le scarpe a riparare da un calzolaio - preferendo, alla bisogna, lavorar di lesina per conto proprio. Un’immagine che di questi tempi, stranamente, non riesce così negativa.
Quella lesina del nostro amico, a cui strappiamo un pranzo, mette due cucchiai di sugo sugli spaghetti, e qualche rada scaglia di formaggio; Tizio, per lesinare, non accende mai il riscaldamento, nemmeno se ha il ghiaccio sul pavimento; con anni di lesina si riesce a mettere da parte il gruzzolo per comprare casa.
Curiosità finale: quel Vialardi che scrisse della Compagnia della Lesina, probabilmente, fu fra i delatori di Giordano Bruno. E dire che erano stati incarcerati insieme.