Maratona

Significato Gara olimpica di corsa su una distanza di circa 42 chilometri; attività di lunga durata che richiede grande impegno

Etimologia dal nome della città greca di Maratona, in greco Marathon “finocchio”, così chiamata, secondo fonti tradizionali, per l’abbondanza di finocchi in quella zona.

Quando poco tempo fa era imminente l’uscita del settimo film di Star Wars, in molti, per recuperare il filo di una narrazione così lunga e complessa, hanno organizzato delle maratone dei sei episodi precedenti - magari di fila, se si avevano quattordici ore di veglia d’avanzo.

Questo uso moderno della parola maratona è molto in voga, e indica in genere qualunque attività di lunga durata che richiede un grande impegno: in vista della discussione di una legge si possono promuovere maratone di incontri con la cittadinanza, durante le elezioni molte reti televisive trasmettono maratone notturne di commento e discussione sui risultati emergenti, prima dell’esame ci si barrica in casa con un manipolo di amici per una sfiancante maratona di studio.

Tale uso scaturisce dalla maratona quale gara podistica - la gara di corsa di resistenza per eccellenza, che prevede di coprire un percorso di oltre quarantadue chilometri. Tale gara fu istituita in occasione delle prime Olimpiadi moderne, nel 1896, da Pierre de Coubertin - pare, a partire dall’idea del glottologo francese Michel Bréal. L’intenzione era quella di commemorare una leggendaria impresa dell’antichità - quella di Fidippide.

490 a.C., prima guerra persiana: sulla Grecia si apprestava a piombare il maglio dell’esercito di Dario, e le polis stavano cercando di organizzarsi per respingerlo. Oggi ci pare strano, ma la distanza che separava le diverse città greche era un serio problema organizzativo, e un impaccio nella concertazione di una difesa comune. Le comunicazioni erano spesso affidate a particolari messaggeri, gli emerodromi (propriamente ‘coloro che corrono per tutto il giorno’). Fra questi, Fidippide. Prima che le navi persiane giungessero sulle coste dell’Attica, fu mandato a chiedere aiuto a Sparta, a quasi duecentocinquanta chilometri di distanza: ci mise solo due giorni. Gli Spartani sarebbero intervenuti, ma avevano ancora bisogno di tempo per radunare le forze, così Fidippide tornò indietro a comunicare l’infausta notizia. Il tempo mancava, e i Persiani sbarcarono a Maratona. Milziade e gli altri generali greci, con le sole forze di Ateniesi e Plateesi, riuscirono a sconfiggere le soverchianti forze nemiche adottando una tattica a tenaglia che per secoli ha fatto scuola.

Ma la guerra non era finita: le navi persiane, cariche di altri soldati, fecero vela direttamente su Atene, lasciando indietro l’esercito greco. Se fossero giunte ad Atene, probabilmente la città si sarebbe arresa - o i cittadini stessi l’avrebbero distrutta per non lasciare bottino ai Persiani. Milziade organizzò subito i suoi per marciare rapidamente verso casa, ma era necessario comunicare il prima possibile la vittoria, in modo che la città resistesse quel tanto che bastava perché arrivasse lui coi rinforzi. Tale compito fu affidato di nuovo a Fidippide, che, già stremato dalla battaglia, corse in un lampo i quarantadue chilometri che separano Maratona da Atene. Arrivato, riuscì a dire Nenikèkamen, ‘Abbiamo vinto’. E morì. In lontananza, sul mare, già si vedevano le navi di Dario, che però scelsero di ritirarsi definitivamente.

Gli storiografi antichi riportano versioni diverse di questo evento. La stessa esistenza di Fidippide (o Filippide, o Tersippo) è discussa. Ma anche fosse una leggenda, che leggenda meravigliosa.

Parola pubblicata il 22 Gennaio 2016