Notturno
not-tùr-no
Significato Che riguarda la notte, relativo alla notte; opera d’arte con ambientazione notturna; parte costitutiva dell’ufficiatura liturgica, così detta perché celebrata di notte; in musica, composizione strumentale o vocale-strumentale, analoga alla serenata, offerta di notte all’aperto; genere compositivo del romanticismo, specie con destinazione pianistica
Etimologia da nocturnus, derivato di noctu ‘di notte’, dal latino nox ‘notte’, ossia il lasso di tempo compreso dalla fine del crepuscolo all’alba.
Parola pubblicata il 15 Gennaio 2023
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Sin dai primi secoli dopo Cristo, i notturni erano elementi strutturali dell’Ufficio liturgico. ‘Ufficio’ significa letteralmente ‘obbligo, cómpito’; tale dovere religioso consiste nel recitare quotidianamente determinate preghiere secondo una cadenza oraria prestabilita. Ognuna delle tre parti in cui è suddiviso l’Ufficio Mattutino, ancora in uso, si chiama notturno, poiché un tempo si celebrava di notte.
Fuori dalle chiese, nel Settecento, presso le classi aristocratiche e borghesi, era invalsa la tradizione di offrire concerti notturni all’aperto. Lussuosi cortili, giardini e boschetti di proprietà divennero il luogo dove eseguire composizioni, di carattere tendenzialmente leggero, in omaggio a qualcuno, analogamente a quanto accadeva con le serenate. Il titolo Notturno che cominciò a essere usato per queste musiche si riferiva in pratica alla circostanza di fare musica di notte all’aria aperta.
Intanto, verso la metà dello stesso secolo, l’Europa fu pervasa da una temperie che investì tutte le arti e soprattutto il pensiero filosofico, offuscando l’ottimismo illuministico. In pittura, la natura venne rappresentata con vertiginosi paesaggi: non più scene arcadiche, ma inquietanti tempeste, che riproducevano sulla tela le turbolenze dell’animo umano. Siamo ormai in pieno Romanticismo.
Termini molto descrittivi e circostanziati erano intanto entrati nella lingua tedesca con accezioni musicali: Nachtgesang, Nachtlied, Nachtmusik, Abendlied, Mondenschein, Hymne an die Nacht, ovvero canto notturno, musica notturna, canto serale, chiaro di luna (ci ricorda qualcosa?), inno alla notte… Il 27 luglio 1782 Mozart scrisse al padre una lettera, nella quale, mescolando tedesco e francese, adoperava la locuzione Nacht Musique per definire la musica che aveva composto in tutta fretta per ‘una notte di musica’. A quattro anni di distanza seguirono i sei notturni per voci e strumenti, dei quali fa parte Due pupille amabili su versi di Pietro Metastasio.
Ancora nella seconda metà del Settecento, in Italia e in Francia, la parola abbracciò un significato sempre più ampio e via via indistinto da quello di serenata, talvolta usata come sinonimo di notturno. In Italia il termine comparve nei titoli di molte composizioni musicali, il cui carattere vario è rispecchiato dai notturni a due voci di Gaetano Donizetti (questo s'intitola L’Aurora), ma anche dalle Serate musicali di Rossini o dal notturno di Giuseppe Verdi Guarda che bianca luna.
La forma francese della parola non fu invece impiegata fino a quando John Field non l’applicò ad alcuni brani per pianoforte scritti tra il 1812 e il 1836 circa. I notturni di Field sono storicamente importanti come antecedenti di quelli di Fryderyk Chopin, considerato il principe del genere vero e proprio. Field acquisì notevole fama per la sua abilità al pianoforte, strumento del quale seppe sapientemente sfruttare le nuove sonorità introdotte dalle innovazioni tecniche, in particolare quelle relative al pedale di risonanza. Nella prefazione alla prima raccolta dei notturni di Field pubblicata nel 1859, Ferenc Liszt scrisse: «si può far risalire a lui l’origine di quei pezzi destinati a ritrarre emozioni soggettive e profonde».
Chopin ammirava sia il modo di suonare di Field che le sue opere. Composero notturni la maggior parte dei pianisti-compositori dell’epoca, come Liszt, le cui famose trascrizioni di Liebesträume erano sottotitolate nocturnes, e Schumann.
L’affermazione del pianoforte come strumento privilegiato da concerto contribuì al successo di questo genere che ne esaltava le possibilità espressive. Poi, dall’inizio del Novecento, il notturno musicale fu lentamente dismesso. Il termine però è rimasto, con usi innumerevoli come aggettivo e anche come titolo di programmi (qualcuno ricorderà il Notturno italiano trasmesso dalla filodiffusione), o di canzoni, racconti, poesie, film, quadri… durante la notte lo spirito vaga e lascia spazio alla sua componente irrazionale, aprendo le strade alla creatività.