Nozze

nòz-ze

Significato Cerimonia di matrimonio

Etimologia dal latino nuptiae, dal verbo nubère cioè ‘coprirsi, velarsi, maritarsi’, dalla stessa radice di nubes ‘nuvola, velo’.

Ci sono parole che nell’orizzonte della lingua e della società umana descrivono traiettorie evocative, di una poesia e bellezza: nozze è tra queste, e tutto passa per le fibre misteriose e cangianti di un tessuto leggero, di un velo pallido, che nasconde, occulta alla vista.

È un plurale, e lo era già in latino, lingua dalla quale proviene. Le nuptiae erano tutto ciò che ruotava intorno all’atto dello sposalizio, le cerimonie che davano vita al matrimonium. Il verbo che dà radice a nuptiae è nubere, i cui significati sono ‘coprire, velare, velarsi per andare in sposa, sposarsi’.

A monte di tutto ciò una parola, nubes, con significato di nuvola e velo, contiguità che riconosciamo anche nell’obnubilare, un offuscare. Le nuvole, per chiarire questo salto semantico non privo di poesia, sono i veli del cielo, le lenzuola soffici dentro cui il sole, la luna e le stelle si avvolgono e restano coperte. Il velo ha da sempre un’evocatività rarefatta e anche trascendente: parliamo di velo virginale (proprio quello che in origine era il velo della sposa), del velo del Tempio di Gerusalemme (parochet) che si strappò in due alla morte di Cristo in croce, del velo di Maya che, secondo Arthur Schopenhauer ne ‘Il mondo come volontà e rappresentazione’, separa gli esseri umani dalla conoscenza della realtà, delle diverse valenze simboliche assunte dal velo di Maria a seconda del colore di cui è tinto, in rapporto alle teologie cattolica e ortodossa

Il velo è l’accessorio per eccellenza della sposa. Più antico del colore bianco, diventato di moda solo dopo il matrimonio tra la Regina Vittoria e il Principe Alberto di Sassonia – Coburgo – Gotha, rappresenta la donna che sta per sposarsi, ancora nubile (guarda un po’ proprio ‘atta ad essere coperta col velo’). Perché il concetto del celare e il velo nello sposalizio? Pare che la tradizione di coprire la sposa sia tanto antica quanto diffusa, e che servisse a nasconderla agli occhi degli invidiosi, umani e no (antropologicamente l’invidia è sempre stata un sentimento temuto e respinto). A Roma il velo della sposa era di colore flammeum, ovvero del fuoco (rosso, giallo o arancione), e durante la cerimonia veniva teso a coprire anche il capo dello sposo. Curioso che il rosso sia tradizionalmente il colore porta fortuna delle spose in India.

Viaggio non dappoco, quello compiuto da questa parola, che oggi sembra forse un po’ demodé: si preferisce la parola ‘matrimonio’, anche se questa non si concentra solo sulla cerimonia con la grande festa, ma definisce un viaggio intero che inizia proprio il giorno delle nozze, dello sposalizio. Quindi ammiriamo l’immenso dipinto delle ‘Nozze di Cana’ del Veronese, volgendo le spalle senza troppo dispiacere alla folla che attornia la Gioconda al Louvre, ridiamo alle battute di Verdone nel film ‘Viaggi di nozze’ e diamo la nostra opinione emozionata nella scelta del vestito per le nozze della migliore amica.

Parola pubblicata il 20 Aprile 2025