Poche parole di uso comune hanno un significato che si collega a un simile immaginario di vastità astronomica, e di progresso scientifico e tecnologico. Si dicono satelliti i corpi celesti che orbitano intorno ai pianeti - pensiamo alla Luna, alle luminose lune di Giove e a quelle misteriose di Saturno. Sono anche satelliti i veicoli e i congegni che lanciamo nello spazio affinché orbitino intorno alla Terra, con fini scientifici, di comunicazione, militari. Ma l’origine di questa parola è sorprendente.
I satelliti, nella Roma monarchica dei Tarquini, erano le guardie del corpo del Re. Il loro nome è probabilmente di origine etrusca, come di origine etrusca era la dinastia degli ultimi dei sette Re di Roma. Attraverso il latino prima e l’italiano poi, tale è rimasto il significato principale di questo termine per decine di secoli; e va notato che, se in origine era neutro, presto ha preso una sfumatura piuttosto spregiativa: gli sgherri armati del sovrano difficilmente ispirano fiducia (e va notato che una sorte simile è toccata anche al nome ‘pretoriano’). Perfino Manzoni usa il termine ‘satellite’ come noi oggi useremmo ‘sbirro’.
Ma a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, l’astronomo Keplero - uno dei padri nobili della scienza astronomica - affibbiò questo nome ai corpi celesti che orbitano intorno ai pianeti, avendo probabilmente in mente gli usi letterari e poetici del termine latino, per cui i satelliti erano anche figure che accompagnavano la divinità. L’uso è invalso in maniera talmente potente che oggi nessuno collega il termine satellite alla figura della guardia del corpo o dell’accompagnatore celeste: è dal satellite astronomico che oggi scaturiscono le decine di usi figurati del termine (che spesso ha funzione appositiva). Quindi si può parlare degli stati-satellite di un impero, o dei piccoli partiti-satellite che gravitano intorno a un partito importante, o degli artisti-satellite che si affermano intorno a una figura di grande statura.
Questa parola ha omologhi in molte altre lingue, e oggi ha una risonanza globale: incredibile pensare che tutto deriva dal nome dei bodyguard romani di ventisei secoli fa.
Qui il livello di meraviglia è altissimo.
Poche parole di uso comune hanno un significato che si collega a un simile immaginario di vastità astronomica, e di progresso scientifico e tecnologico. Si dicono satelliti i corpi celesti che orbitano intorno ai pianeti - pensiamo alla Luna, alle luminose lune di Giove e a quelle misteriose di Saturno. Sono anche satelliti i veicoli e i congegni che lanciamo nello spazio affinché orbitino intorno alla Terra, con fini scientifici, di comunicazione, militari. Ma l’origine di questa parola è sorprendente.
I satelliti, nella Roma monarchica dei Tarquini, erano le guardie del corpo del Re. Il loro nome è probabilmente di origine etrusca, come di origine etrusca era la dinastia degli ultimi dei sette Re di Roma. Attraverso il latino prima e l’italiano poi, tale è rimasto il significato principale di questo termine per decine di secoli; e va notato che, se in origine era neutro, presto ha preso una sfumatura piuttosto spregiativa: gli sgherri armati del sovrano difficilmente ispirano fiducia (e va notato che una sorte simile è toccata anche al nome ‘pretoriano’). Perfino Manzoni usa il termine ‘satellite’ come noi oggi useremmo ‘sbirro’.
Ma a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, l’astronomo Keplero - uno dei padri nobili della scienza astronomica - affibbiò questo nome ai corpi celesti che orbitano intorno ai pianeti, avendo probabilmente in mente gli usi letterari e poetici del termine latino, per cui i satelliti erano anche figure che accompagnavano la divinità. L’uso è invalso in maniera talmente potente che oggi nessuno collega il termine satellite alla figura della guardia del corpo o dell’accompagnatore celeste: è dal satellite astronomico che oggi scaturiscono le decine di usi figurati del termine (che spesso ha funzione appositiva). Quindi si può parlare degli stati-satellite di un impero, o dei piccoli partiti-satellite che gravitano intorno a un partito importante, o degli artisti-satellite che si affermano intorno a una figura di grande statura.
Questa parola ha omologhi in molte altre lingue, e oggi ha una risonanza globale: incredibile pensare che tutto deriva dal nome dei bodyguard romani di ventisei secoli fa.