SignificatoSpengere, rendere meno intenso, attenuare, calmare
Etimologia con cambio di prefisso, da ammorzare, che è dal latino mors ‘morte’, attraverso l’ipotetico composto parasintetico del latino parlato admortiare.
Spesso, quando le parole gemmano l’una dall’altra, i loro significati, per quanto restino contigui, mutano equilibrio - e il passaggio che dall’ammorzare porta allo smorzare è particolarmente interessante.
L’ammorzare (gemello eterozigote del più diffuso ammortare) è un termine usato di rado, ma ha dei significati più asciutti e progressivi: descrive un portare alla morte, e significa quindi un estinguere. Solo estendendo questo significato arriva all’attenuare. La morte c’è anche nello smorzare, questo è evidente, ma quel cambio di prefisso spariglia la direzione così precisa che ha l’ammorzare: il prefisso ‘ad-’ ci racconta un avvicinamento diretto, mentre il prefisso ‘s-‘, che può avere valori dei più disparati, qui è intensivo. Lo smorzare, insomma, perde la direzione ma acquista tono.
Il primo effetto sul significato è che quella geometria così misurata dell’ammorzare (col tuorlo che significa un estinguere e l’albume che significa un attenuare) viene vigorosamente sbattuta: lo smorzare è un rendere meno intenso, che può arrivare allo spengimento ma senza che sia necessario. C’è però una certa intenzione, nello smorzare, una certa forza: se diciamo che le nuvole smorzano la luce del sole, stiamo disegnando una vaporosa mano nera che si stringe sul giorno; se diciamo che il vento smorza il fuoco incerto, dipingiamo folate fredde che lo spazzano fino a soffiare via la fiamma; se la notizia inattesa smorza l’entusiasmo della squadra, ci cala sopra come un bicchiere su una candela; e per rispondere con un fatale colpo corto il tennista smorza la palla che gli arriva.
Lo smorzare ci racconta quindi l’applicazione di una forza che rende qualcosa meno intenso, che lo attenua, che lo spenge. Non è un’applicazione secca e diretta, anzi può essere turbolenta, graduale e combattuta: insomma, se spengo il fuoco con una secchiata d’acqua non dico che lo smorzo, idem se spazzo via ogni entusiasmo con una notizia drammatica, se fermo la palla al volo.
La complessa magia di intensità e direzioni campita dai prefissi è stupefacente.
Spesso, quando le parole gemmano l’una dall’altra, i loro significati, per quanto restino contigui, mutano equilibrio - e il passaggio che dall’ammorzare porta allo smorzare è particolarmente interessante.
L’ammorzare (gemello eterozigote del più diffuso ammortare) è un termine usato di rado, ma ha dei significati più asciutti e progressivi: descrive un portare alla morte, e significa quindi un estinguere. Solo estendendo questo significato arriva all’attenuare. La morte c’è anche nello smorzare, questo è evidente, ma quel cambio di prefisso spariglia la direzione così precisa che ha l’ammorzare: il prefisso ‘ad-’ ci racconta un avvicinamento diretto, mentre il prefisso ‘s-‘, che può avere valori dei più disparati, qui è intensivo. Lo smorzare, insomma, perde la direzione ma acquista tono.
Il primo effetto sul significato è che quella geometria così misurata dell’ammorzare (col tuorlo che significa un estinguere e l’albume che significa un attenuare) viene vigorosamente sbattuta: lo smorzare è un rendere meno intenso, che può arrivare allo spengimento ma senza che sia necessario. C’è però una certa intenzione, nello smorzare, una certa forza: se diciamo che le nuvole smorzano la luce del sole, stiamo disegnando una vaporosa mano nera che si stringe sul giorno; se diciamo che il vento smorza il fuoco incerto, dipingiamo folate fredde che lo spazzano fino a soffiare via la fiamma; se la notizia inattesa smorza l’entusiasmo della squadra, ci cala sopra come un bicchiere su una candela; e per rispondere con un fatale colpo corto il tennista smorza la palla che gli arriva.
Lo smorzare ci racconta quindi l’applicazione di una forza che rende qualcosa meno intenso, che lo attenua, che lo spenge. Non è un’applicazione secca e diretta, anzi può essere turbolenta, graduale e combattuta: insomma, se spengo il fuoco con una secchiata d’acqua non dico che lo smorzo, idem se spazzo via ogni entusiasmo con una notizia drammatica, se fermo la palla al volo.
La complessa magia di intensità e direzioni campita dai prefissi è stupefacente.