Suite
suìt
Significato In musica, successione di composizioni strumentali, derivate da danze, accomunate dalla stessa tonalità, ma con diversi andamenti agogici e scansioni ritmiche, e da metà Ottocento musiche tratte da un balletto, oppure raccolta di brani di libera invenzione; appartamento d’albergo composto da stanze contigue; in informatica, set di applicazioni immesse sul mercato da un’unica etichetta, in grado di interfacciarsi fra loro; insieme di elementi omogenei
Etimologia derivato dal francese suite, ‘di seguito’, participio passato di suivre ‘seguire’ che corrisponde all’italiano séguito, derivato dal latino volgare sèquere, a partire dal classico sequi ‘seguire’.
Parola pubblicata il 21 Agosto 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
La parola suite, ‘di seguito’, deriva dal lessico quotidiano di area francofona e di conseguenza ha avuto disparati utilizzi in campi diversi della vita sociale. In italiano sono stati acquisiti quelli riguardanti la musica o il settore alberghiero o l’informatica. Si usa talvolta anche figuratamente, oppure nell’espressione francese tout de suite, ‘subito’.
Non è facile stabilire quando questo termine, presente nella maggior parte delle lingue dell'Europa occidentale, sia diventato un lemma musicale a livello internazionale. Sino ai primi decenni del Seicento non sembra che denominasse una forma concepita effettivamente come tale ma, cercando una data precisa, la parola suite fece il suo ingresso ufficiale in musica nel 1557, quando fu pubblicato il Septième livre de danceries di Estienne du Tertre, contenente alcune suyttes de bransles.
Le bransles erano danze francesi di carattere popolare e molto diffuse; in Italia questo genere di balli si chiamava brando. Una comune sequenza di branle prevedeva: branle double, branle simple, entrambe dall’andamento tranquillo e adatte a danzatori attempati, branle gay, vivace, per i ‘giovani sposati’ e branles de Champagne o de Bourgogne, concitata, per i giovani più agili.
Tuttavia, la storia è sempre articolata e è difficile tracciare confini netti. Addirittura, una fonte italiana del Trecento contiene già due composizioni seguite ciascuna da un’altra più veloce, che utilizzano lo stesso materiale tematico, condensato e accelerato. Questo testimonia probabilmente un’antica tradizione che contribuì alla formazione dell’arcaica suite rinascimentale, che condurrà poi a quella vera e propria dell’epoca barocca.
Pur variando, di solito la suite barocca è organizzata in una serie di composizioni, dette movimenti o tempi, eseguite in sequenza e nella stessa tonalità. Le quattro danze allemande, courante, sarabande e gigue ne costituiscono normalmente la struttura di base, a cui si aggiungono molto spesso un preludio d’apertura e altre danze intercalate, con la finalità di rendere più vario e accattivante l’ascolto: una o due gavottes, la bourée, la loure, la chaconne, uno o due menuets… e chi più ne ha più ne metta. Il numero dei tempi va orientativamente da quattro in su. Comunque, sono linee di massima e possono non corrispondere sempre.
Questa forma, che si affermerà nel cuore del Seicento, era mutevole. Per esempio, passando dalla penna del compositore alle necessità pratiche del Maestro delle Danze, poteva subire adattamenti a seconda dell’occasione, del luogo, delle mode. Anche i tempi costitutivi della suite variavano e perfino una singola sarabanda o giga poteva presentare carattere di volta in volta diverso.
E il sommo Johann Sebastian? Ne compose davvero tante. Basti pensare alle suite francesi e a quelle inglesi per cembalo, alle sei suite per violoncello, alle quattro per liuto (ecco la bourée originale per liuto a cui si ispirò Ian Anderson per la sua rivisitazione con i Jethro Tull) e alle quattro orchestrali, tra cui la n. 2 in Si minore che termina con la celebre Badinerie.
Nel frattempo, le originarie danze della suite non si ballavano più, con alcune eccezioni come il minuetto, che nel Settecento era ancora in voga alla corte di Francia e a teatro. Poi, nella seconda metà del secolo, la suite scomparve, incalzata da sonata, sinfonia e concerto. Fu recuperata nel Novecento, inevitabilmente trasformata dai drammi dell’epoca moderna.
Insomma, nella storia della musica occidentale, si può affermare che sotto il termine suite la musica si sia sustanziata con esiti troppo diversi per supportare una regola strutturale unificata. Del resto: quando mai un prodotto d’arte può essere rinchiuso in un recinto, rigidamente costruito in precedenza?
Invece, possiamo lasciar tranquillamente degustare a qualche parente di nostra conoscenza la suite di vini pregiati degli anni Settanta, custodita gelosamente in cantina.