Etimologia propriamente, participio presente di supporre, dal latino suppónere, composto di sub- e pónere ‘porre’, propriamente ‘mettere sotto, aggiungere, sostituire’.
Abbiamo per la mani una risorsa notevole, ma va capito bene che cosa c’entri il supporre con un atteggiamento di sdegnosa superiorità. La risposta è storica.
Se il verbo ‘supporre’ emerge in italiano nel Trecento, va rilevato che, sorprendentemente, l’attestazione dell’aggettivo ‘supponente’ in italiano risale soltanto al 1973. In effetti ha la forma del participio presente del verbo ‘supporre’, e la sua etimologia è ad esso ricondotta, ma il suo è stato un percorso divergente. Si tratta della ricezione della voce milanese supponént: questa, a sua volta, è mutuata dallo spagnolo suponer, che fra gli altri significati ha quelli di ‘rappresentare’, e quindi ‘avere autorità’ - significati che già possiamo traguardare dal latino suppónere, nel senso di ‘sostituire, porre qualcuno in vece’. E visti i caratteri poco luminosi e tanto celebri del dominio spagnolo in Lombardia (durato oltre centocinquant’anni, fino all’inizio del Settecento) è facile immaginare come quei ‘supponenti’ che rappresentavano l’autorità straniera siano quasi diventati antonomasie di presunzione, superiorità e sdegno.
Così sarà supponente il cliente che dice di avere sempre ragione, supponente la critica gettata con spregio dall’alto in basso, supponente il tono di chi non fa mistero di sentirsi in una compagnia non alla sua altezza.
La parola è forte, e con la spiegazione storica l’immagine diventa chiara: quella della presunzione di una (presunta) autorità.
Abbiamo per la mani una risorsa notevole, ma va capito bene che cosa c’entri il supporre con un atteggiamento di sdegnosa superiorità. La risposta è storica.
Se il verbo ‘supporre’ emerge in italiano nel Trecento, va rilevato che, sorprendentemente, l’attestazione dell’aggettivo ‘supponente’ in italiano risale soltanto al 1973. In effetti ha la forma del participio presente del verbo ‘supporre’, e la sua etimologia è ad esso ricondotta, ma il suo è stato un percorso divergente. Si tratta della ricezione della voce milanese supponént: questa, a sua volta, è mutuata dallo spagnolo suponer, che fra gli altri significati ha quelli di ‘rappresentare’, e quindi ‘avere autorità’ - significati che già possiamo traguardare dal latino suppónere, nel senso di ‘sostituire, porre qualcuno in vece’. E visti i caratteri poco luminosi e tanto celebri del dominio spagnolo in Lombardia (durato oltre centocinquant’anni, fino all’inizio del Settecento) è facile immaginare come quei ‘supponenti’ che rappresentavano l’autorità straniera siano quasi diventati antonomasie di presunzione, superiorità e sdegno.
Così sarà supponente il cliente che dice di avere sempre ragione, supponente la critica gettata con spregio dall’alto in basso, supponente il tono di chi non fa mistero di sentirsi in una compagnia non alla sua altezza.
La parola è forte, e con la spiegazione storica l’immagine diventa chiara: quella della presunzione di una (presunta) autorità.