SignificatoProprio del volgo, cioè lo strato sociale culturalmente ed economicamente più svantaggiato; non scientifico; rozzo; lingua che deriva dal latino e vi si contrappone
Etimologia dal latino: vulgus popolo, plebe, massa.
Questa parola nasce in tempi remoti per discriminare alta e bassa società. Il [vulgus] era la massa povera e illetterata, che portava con sé tutta una serie di connotati ulteriori, come i modi rozzi, lo scarso discernimento, l’assenza di attività e gusto intellettuale, la lingua scarna e storpia.
Oggi il volgare si è specializzato: resta precipuamente volgare ciò che si riferisce al sesso e alla scatologia, trattati sia direttamente sia usati in modi di dire. Ma questo davvero è un volgare povero di significato: sono forse volgari gli squisiti epigrammi di Catullo e di Marziale - che è vero, farebbero arrossire i più navigati - solo perché sono farciti di sesso spinto?
Si potrebbe forse dire che il volgare ha poco a che vedere con questo. E anche con la povertà. Il volgare dovrebbe restare solo ciò che è assenza di pensiero, ciò che è proprio di un’umanità che di fatto, senza cultura, acquisisce tratti bestiali. Così un’ironia volgare non è quella che usa parole sessualmente esplicite, ma quella che punta il dito su qualcuno e ne ride, ignara di calpestare una dignità; un abbigliamento volgare non è l’abito liso del vecchio pensionato, ma la pelliccia corta che si indossa per andare a lezione; un linguaggio volgare non è necessariamente quello farcito di sconcezze, ma per certo lo è quello composto di parole insignificanti, di frasi stereotipate, muto di concetti. E la lingua di Dante si chiama volgare ma non è volgare.
Nota finale: quello di volgo, per quanto comunemente non sembri, è un concetto molto lontano da quello di popolo. Si può aspirare ad essere un popolo privo di volgo, in cui cioè tutti, davvero, siano pensanti.
Questa parola nasce in tempi remoti per discriminare alta e bassa società. Il [vulgus] era la massa povera e illetterata, che portava con sé tutta una serie di connotati ulteriori, come i modi rozzi, lo scarso discernimento, l’assenza di attività e gusto intellettuale, la lingua scarna e storpia.
Oggi il volgare si è specializzato: resta precipuamente volgare ciò che si riferisce al sesso e alla scatologia, trattati sia direttamente sia usati in modi di dire. Ma questo davvero è un volgare povero di significato: sono forse volgari gli squisiti epigrammi di Catullo e di Marziale - che è vero, farebbero arrossire i più navigati - solo perché sono farciti di sesso spinto?
Si potrebbe forse dire che il volgare ha poco a che vedere con questo. E anche con la povertà. Il volgare dovrebbe restare solo ciò che è assenza di pensiero, ciò che è proprio di un’umanità che di fatto, senza cultura, acquisisce tratti bestiali. Così un’ironia volgare non è quella che usa parole sessualmente esplicite, ma quella che punta il dito su qualcuno e ne ride, ignara di calpestare una dignità; un abbigliamento volgare non è l’abito liso del vecchio pensionato, ma la pelliccia corta che si indossa per andare a lezione; un linguaggio volgare non è necessariamente quello farcito di sconcezze, ma per certo lo è quello composto di parole insignificanti, di frasi stereotipate, muto di concetti. E la lingua di Dante si chiama volgare ma non è volgare.
Nota finale: quello di volgo, per quanto comunemente non sembri, è un concetto molto lontano da quello di popolo. Si può aspirare ad essere un popolo privo di volgo, in cui cioè tutti, davvero, siano pensanti.