Alizarina

a-li-za-rì-na

Significato Colorante rosso estratto originariamente dalla radice della pianta robbia o garanza

Etimologia dall’arabo al-‘uṣāra, cioè ‘succo’, dal verbo ‘aṣara, ‘spremere, strizzare’.

L’universo dei pigmenti e dei colori è vecchio quanto il mondo. L’essere umano ha capito in tempi remotissimi che dalle piante o dai minerali potevano essere estratte sostanze preziose per dipingere le figure di buoi sulle pareti delle caverne, per colorare la lana, la terracotta, per abbellire le case e gli altari dedicati alle divinità. Perfino le statue dell’antica Grecia e Roma, che noi ammiriamo nel loro candore marmoreo e monocromatico, erano policrome, tutte dipinte con sfumature vivaci, una roba che per l’occhio moderno sfiora quasi il kitsch.

Celebri sono l’indaco, proveniente proprio dalla remota India, il guado celtico, il lapislazzulo orientale, la porpora fenicia, colore e status symbol dei latini, la cocciniglia armena, lo zafferano persiano, tutte sostanze che, maneggiate accuratamente, forniscono pigmenti brillanti e pregiati. Anche la radice di robbia, o garanza, pianta erbacea di origine orientale, dalle foglie caduche e fiori giallini, è stata in passato, prima dell’avvento dei colori di sintesi, fornitrice di un pigmento molto apprezzato, tanto da essere stata soprannominata anche ‘robbia dei tintori’. Stiamo parlando dell’alizarina, di colore rosso caldo, esaltante, vivace come un fuoco.

La parola è colorata e brillante quasi come il colore che significa. Liquida, sapida, trillante — in una desinenza che ci ricorda quasi un diminutivo. Tuttavia l’etimo di alizarina ci racconta molto di più: è un termine di ascendenza araba, derivato da al-‘uṣāra, che sta per ‘il succo’, a sua volta proveniente dal verbo ‘aṣara, cioè spremere, estrarre, strizzare. Il legame semantico è piuttosto immediato: il pigmento era estratto dalla radice di robbia, che veniva strizzata, spremuta.

L’alizarina è stata utilizzata moltissimo nei secoli: egizi, vichinghi, franchi… assai più facile da reperire e più a buon mercato rispetto al porpora o al cremisi, è stato uno dei primi colori ad essere sintetizzati in laboratorio, nell’Ottocento. Ovvio, non è un termine particolarmente poliedrico, ma che gusto descrivere i lampi d’alizarina di una gonna che volteggia nel sole, o la sfumatura d’alizarina del nuovo rossetto della mamma o ancora le guance tinte di alizarina dopo un timido bacio in cortile.

Parola pubblicata il 21 Luglio 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.