Altalena

al-ta-lé-na

Significato Gioco che consiste nello stare su una seduta oscillante, tenuta sospesa con funi o catene; gioco che consiste nello stare seduti alle due estremità di un palo, fissato a un fulcro centrale, che vengono fatte salire e scendere a turno; alternanza di stati contrastanti

Etimologia dal latino tolleno, ‘mazzacavallo, gru’.

Quando ci si lancia sull’altalena e abbiamo più dita su una mano che anni, si grida di tutto. Soprattutto si gridano incitazioni a chi ci assiste, come un celeuste sulla nave, ‘forte!’ ‘alto!’. Si potrebbe quindi pensare che l’altalena, gioco d’infanzia, tragga il suo nome da questo genere d’inviti all’alto e alla lena nello spingere. Calzante, ma non è così! L’altalena ha un’insospettabile profondità storica.

È un nome di origine latina: in particolare tollena è ricostruita come variante, in latino volgare, di tolleno. Era il nome (di origine oscura) di ciò che in italiano poi sarebbe più comunemente stato chiamato altaleno o mazzacavallo, un macchinario semplice con due fondamentali applicazioni.

Un palo verticale, e un lungo palo orizzontale fissato a cavallo sopra, in bilico, con un contrappeso da un lato. Alzato e abbassato, il braccio orizzontale può pescare acqua con facilità; oppure, davanti a una cinta di mura, può sollevare per aria un uomo abbastanza da farcelo arrivare in cima (ma diciamo che può essere in genere una spiccia gru a uso militare).
Vista questa forma, capiamo subito che in realtà l’altalena originaria è un altro gioco: quello costituito da un palo orizzontale, fissato al centro a un fulcro, che ritmicamente si alza da una parta e si abbassa dall’altra, con noi seduti alle due estremità — che dalle mie parti s’è sempre più propriamente chiamato, con didascalica e pratica incisività, il batticulo.

Questo gioco oscillante estende il suo nome all’altro gioco oscillante, che diventa l’altalena per eccellenza: una seduta appesa con due funi o due catene, che va avanti e indietro.
È curioso notare come entrambe queste altalene-gioco si possano sviluppare nella metafora dell’altalena, cioè un’alternanza di stati contrastanti — pendolo che è ora di qua ora di là, o avvicendamento di alto e di basso.

Così posso parlare di come il suo ritorno mi abbia fatto vivere un’altalena di emozioni, mi racconti di come le notizie susseguenti siano state un’altalena di aspettativa e disillusione, e l’ampia altalena fra desideri diversi si fa notare davanti alla decisione che temporeggiamo a prendere.

La prospettiva infantile non ci inganni: l’essenzialità dell’oggetto ha una forza rappresentativa eccezionale, e praticamente non ha sinonimi forti. Nel concreto il dondolo è placido, nel figurato l’instabilità e l’alternanza sono prosaiche.
Dopo i lunghi trascorsi di macchinario, l’altalena si staglia come nucleo di gioco primario, sì, ma i suoi tratti sostanziali la trasformano in figura di sentimento e pensiero.

Parola pubblicata il 27 Giugno 2025