Annottare

an-not-tà-re (an-nòt-ta)

Significato Farsi notte

Etimologia attraverso la voce del latino parlato ricostruita come adnoctare, da nox ‘notte’, con prefisso ad-.

Se fosse un buffet ce ne lamenteremmo, facendo filtrare qualche occhiata d’intesa con gli altri commensali un po’ delusi: per dire che diventa notte abbiamo poche opzioni, molto prosaiche o vezzose — più di quanto l’abitudine consumata dell’uso non ci faccia sembrare.

‘Annottare’ è un verbo ancestrale. Emerge, da quel che si ricostruisce, nel latino parlato e mai scritto — fu qualcosa come adnoctare, derivato di nox, la notte, col prefisso ad-, che indica avvicinamento. Possiamo subito ammirare la schietta, semplice, potente poesia di questa immagine, tutta imperniata (come ormai sappiamo annusare) su quel prefisso. Non è un avvicinamento strepitoso, che incede, che entra, è un movimento leggero, una direzione — va come vanno i sentieri che indichiamo a dito. E la direzione è quella pura della notte.

Ha avuto un successo straordinario, in questo campo, l’imbrunire. Non vuol dire la stessa cosa, però. È un farsi sera, vuole evocare colori da tramonto e crepuscolari — e però, curioso, altrimenti mai e poi mai li descriviamo come bruni: sono tutti ori, rossi, rosa, aranci, e viola e anche verdi e blu e neri, ma bruni no, parleremmo cento volte di più di ‘scuri’ in genere. E imbrunire non è univoco; volendo, imbruniscono i metalli trattati, imbruniscono le cipolle sul fondo della casseruola, imbrunisco io sulla spiaggia — volendo l’estremo, di sapore dantesco, anche quando m’immedesimo nel mio amico Bruno, imbrunisco. L’annottare ha usi secondi solo nel perimetro figurato del coprirsi di tenebre.

Le altre possibilità sono più piane: fa notte, fa buio. Spiccherebbe un abbuia, si abbuia, che nel suo riferimento al buio, piuttosto che alla notte, se ne stacca con molti significati metaforici principali incardinati sull’oscurare, sul mettere a tacere, sul rattristarsi, sull’incupirsi. L’annottare è più sereno.

Possiamo notare come la gente d’estate esca solo quando annotta, in cerca di fresco e di compagnia; ci rendiamo conto, a un tratto, che ha iniziato ad annottare prima; ci spiace rientrare quando già annotta; e certi pensieri, per presentarsi, attendono pazientemente che annotti.

È una parola poco corrente, ma cristallina, anzi proprio facile; ed è un modo gradevole d’impreziosire l’osservazione di un semplice fatto del mondo. Non è necessario farlo sempre, ma certe volte — che sappiamo riconoscere con chiarezza, quando si presentano — è bello farlo.

Parola pubblicata il 19 Giugno 2025