Biro

bì-ro

Significato Penna a sfera

Etimologia dal nome del suo inventore, László József Bíró.

Agli oggetti fini stanno bene nomi raffinati e magari altisonanti; gli oggetti andanti corrono meglio con nomi spiccioli. La lingua trova i suoi equilibri: perciò scriviamo con penne stilografiche e con biro. In contrasti del genere si possono trovare storie molto interessanti.

Le penne stilografiche sono dei gioielli della tecnica e dell’estetica, che con ricerca inesausta hanno portato la nostra civiltà un passo oltre all’intingere il pennino nel calamaio. Schiusero la possibilità di una scrittura continua, quasi senza fine — oltre che tremendamente elegante.
Ma sono anche oggetti che sfruttano principi semplici — che scrivono domando gravità e capillarità nella caduta dell’inchiostro. E certe beghe che hanno sempre avuto continuano ad averle: sporcano un po’, il tratto non asciuga subito, risentono molto della variazione delle condizioni ambientali. Quindi anche il loro superamento è stato profondamente desiderato.

Il padre della penna a sfera fu il giornalista ungherese, naturalizzato argentino, László József Bíró. Come tutti scocciato dallo sporco e dai disagi delle stilografiche, con suo fratello trovò le prime soluzioni per realizzare una penna che funzionasse con strutture e principi diversi: una penna con una sfera in punta, che scorrendo prelevasse e depositasse un inchiostro viscoso e di pronta asciugatura. Fu brevettata nel Regno Unito e in Ungheria nel giugno del ‘38.

Purtroppo per lui, Biró non fu in grado di far fruttare economicamente la sua invenzione come sperava. Finì per cederla. Ma è curioso e tenero che la lingua dia a Cesare quel che è di Cesare, e che in un’antonomasia rapida e agile, tanto adatta a una pennina che si prende e perde — e che oggi è la penna, biro o non biro — sia ricordato il suo inventore. Antonomasia peraltro molto più spicciola di quanto l’ingombrante nome tecnico di ‘penna a sfera’ possa mai essere, ma molto più premurosa e netta della ‘penna’ senz’altre specificazioni. E chiediamo alla collega di passarci la biro, fra le biro in fondo alla borsa ne cerchiamo una che funzioni, e mentre ancora titubiamo la venditrice ci offre una biro per firmare. Anche se comunque…

La lingua, dandole un altro nome, si ricorda anche chi la comprò da Biró, questa invenzione, e riuscì a perfezionarla e commercializzarla come prodotto di massa (lui sì arricchendosi). Anche lui si ricorda, in modo mediato, con un’antonomasia. Dopotutto mise in vendita la penna a sfera con un marchio che appena appena tralasciava l’ultima lettera del suo cognome, che peraltro troviamo ancora oggi pure su accendini, rasoi… il valdostano naturalizzato francese Marcel Bich.

Parola pubblicata il 28 Dicembre 2024