SignificatoEliminare uno scritto o una sua parte facendolo sparire o segnandolo; eliminare, disdire, annullare
Etimologia dal latino cancellare propriamente ‘chiudere con una grata’, e poi ‘cancellare uno scritto’.
Certe parole sono in uso così costante, e in tale evidenza… da essere praticamente invisibili. E non solo: a volte i significati verso cui si sono spinte ci sono così abituali che non ne percepiamo più il senso primario — che pure avrebbe qualcosa di interessante da dirci. Qui basta uno sguardo in più per comprendere che il cancellare c’entri col cancello.
Cancellare, in latino, significa innanzitutto chiudere con una grata, ingraticolare, reticolare: il cancello è parente del carcere. E già in latino questo verbo prende il significato di ‘eliminare da uno scritto’. Ma non è un eliminare che asporta, che ricopre e spiana, o che simula il non essere mai venuto in essere di ciò che viene cancellato: elimina segnando. In particolare, con l’arte di tracciarvi sopra quelle righe incrociate che ogni alfabeta ha imparato a tracciare.
L’obiettivo immediato non è tanto quello di rendere davvero illeggibile la parte cancellata, quanto di rendere chiaro che è da considerarsi espunta dal testo che si desiderava scrivere o trasmettere. C’è una certa economia e rapidità, nel cancellare — anche quando da cancellare è un’epigrafe su pietra. Più che essere vicino a un ‘fare scomparire’, nasce col gesto diverso di un ‘annullare’, di un ‘obliterare’.
Però in italiano, fin dall’inizio, ha preso la dimensione totale dell’eliminare. La grata si reinventa applicata al segno, l’annullamento del segno con un reticolo si reinventa nell’eliminare più generale. Infatti posso cancellare un errore scritto — anche senza lasciare traccia, col bianchetto o premendo un tasto — così come posso cancellare macchie, nomi da liste, profili, file non aggiornati o indesiderati; nuove esperienze possono cancellare impressioni sbagliate, persone che ingombravano la nostra vita, e molto può cancellare la guerra; si avvicina infine al disdire (con una certa vecchia influenza dell’uso inglese) quando cancello appuntamenti e vengono cancellati voli e treni.
Le etimologie possono fare molte cose; ma una cosa che devono fare con cautela è proiettare significati primigeni di parole attuali come fossero sempre presenti. Il cancellare può anche essere — e anzi spesso è — un distruggere completo che non lascia traccia, diverso da quello dello scalpellino e del nostro quando scriviamo. Ma se vogliamo, possiamo accogliere la suggestione del contatto concettuale fra il cancellare e il carcerare. L’errore, il non voluto, ciò che sarebbe stato viene marchiato ed escluso dal discorrere del discorso e della vita, scagliato in un tartaro… cancellato.
Certe parole sono in uso così costante, e in tale evidenza… da essere praticamente invisibili. E non solo: a volte i significati verso cui si sono spinte ci sono così abituali che non ne percepiamo più il senso primario — che pure avrebbe qualcosa di interessante da dirci. Qui basta uno sguardo in più per comprendere che il cancellare c’entri col cancello.
Cancellare, in latino, significa innanzitutto chiudere con una grata, ingraticolare, reticolare: il cancello è parente del carcere. E già in latino questo verbo prende il significato di ‘eliminare da uno scritto’. Ma non è un eliminare che asporta, che ricopre e spiana, o che simula il non essere mai venuto in essere di ciò che viene cancellato: elimina segnando. In particolare, con l’arte di tracciarvi sopra quelle righe incrociate che ogni alfabeta ha imparato a tracciare.
L’obiettivo immediato non è tanto quello di rendere davvero illeggibile la parte cancellata, quanto di rendere chiaro che è da considerarsi espunta dal testo che si desiderava scrivere o trasmettere. C’è una certa economia e rapidità, nel cancellare — anche quando da cancellare è un’epigrafe su pietra. Più che essere vicino a un ‘fare scomparire’, nasce col gesto diverso di un ‘annullare’, di un ‘obliterare’.
Però in italiano, fin dall’inizio, ha preso la dimensione totale dell’eliminare. La grata si reinventa applicata al segno, l’annullamento del segno con un reticolo si reinventa nell’eliminare più generale. Infatti posso cancellare un errore scritto — anche senza lasciare traccia, col bianchetto o premendo un tasto — così come posso cancellare macchie, nomi da liste, profili, file non aggiornati o indesiderati; nuove esperienze possono cancellare impressioni sbagliate, persone che ingombravano la nostra vita, e molto può cancellare la guerra; si avvicina infine al disdire (con una certa vecchia influenza dell’uso inglese) quando cancello appuntamenti e vengono cancellati voli e treni.
Le etimologie possono fare molte cose; ma una cosa che devono fare con cautela è proiettare significati primigeni di parole attuali come fossero sempre presenti. Il cancellare può anche essere — e anzi spesso è — un distruggere completo che non lascia traccia, diverso da quello dello scalpellino e del nostro quando scriviamo. Ma se vogliamo, possiamo accogliere la suggestione del contatto concettuale fra il cancellare e il carcerare. L’errore, il non voluto, ciò che sarebbe stato viene marchiato ed escluso dal discorrere del discorso e della vita, scagliato in un tartaro… cancellato.