Capillare

ca-pil-là-re

Significato Sottile come un capello; in anatomia, vaso estremamente sottile; diffuso dappertutto; particolareggiato, minuzioso, che tocca ogni aspetto di una questione

Etimologia voce dotta recuperata dal tardo capillare ‘che riguarda i capelli’, da capillus ‘capello’, di origine incerta.

Echi, corrispondenze. Di questo ci parla la parola ‘capillare’, relativamente comune in certi usi, piuttosto ricercata in altri. Tutto inizia — e forse c’è chi lo subodorava — dal capello (capillus).

Nel latino tardo, capillare semplicemente descrive qualcosa che ‘riguarda i capelli’ — classicamente era stato addirittura un balsamo per capelli, e qualificava anche gli alberi su cui le Vestali appendevano i loro capelli tagliati dopo la consacrazione.

In italiano, con una progressione semplice, compare descrivendo l’esilissimo, il sottile-come-un-capello, con applicazioni pratiche delle più disparate: oggi non è un uso che sia più molto in voga, ma possiamo parlare dei capillari steli di vetro di una creazione di Murano, di erbe capillari e soffici cresciute dopo la pioggia, di un taglio capillare delle verdure da friggere. Un tubo capillare è sottilissimo, e immergendolo in diversi fluidi assistiamo a diverse dinamiche di capillarità, consistenti in ascensioni e depressioni del fluido sulle sue pareti.

Ora, il capillare sarebbe rimasto in questa zona di significato se non fosse stato scelto per un uso scientifico, anatomico particolare — indicare i vasi capillari. Peraltro quella di Leonardo da Vinci è una delle prime penne a usare così questo termine, raccontando delle sue dissezioni sui cadaveri (fra le altre cose, fu uno studioso acuto del sistema circolatorio). Sono detti così perché sono la parte estrema e più sottile dei vasi sanguigni e linfatici che scorrono nel nostro corpo: il sistema vascolare di un corpo, nelle sue estremità filiformi, echeggia i capelli di quel corpo stesso. E già questo desta meraviglia. Ma questi vasi spiccano anche per un’altra particolarità: sono ubiqui, intessuti in tutte le nostre carni, e l’immagine che emerge è quella in cui non c’è anfratto o recesso del corpo che non ne porti la finissima trama.

È per questo che il capillare diventa il ‘diffuso dappertutto’. Si parla di una capillare infiltrazione mafiosa in un tessuto politico, della rapida e capillare diffusione di una notizia, di una rete di distribuzione capillare da parte dell’impresa. Questa fittissima estensione sconfina concettualmente nel particolareggiato, nel minuzioso: una conoscenza capillare di una biblioteca si spinge fino all’ultimo libro, un’analisi capillare di un nuovo drudo ne vaglia ogni minimo pregio e difetto, e per persuadere tutti dobbiamo fare una capillare opera di convincimento.

Dal capello al balsamo che dà luminosità, dalla sottigliezza del capello a quella della vena più sottile, dall’onnipresenza della vena più sottile alla diffusione completa fin nel particolare più minuto. La parola è sempre la stessa, uguale nella forma da millenni: sono i significati a balzare di riferimento in riferimento, di metafora in metafora come scimmie di ramo in ramo.

Parola pubblicata il 25 Agosto 2022