Esile

è-si-le

Significato Sottile, diafano, leggero; fragile, fievole, poco consistente

Etimologia voce dotta recuperata dal latino exìlis ‘sottile, gracile, scarso’, di origine sconosciuta.

In un’antologia minima di parole eleganti della nostra lingua, non potrebbe mancare l’esile. Non ha la corporeità del magro, non è didascalico come il sottile, non è tattile come il delicato, né si affretta a implicazioni troppo evidenti di fragilità. Cerchiamo di coglierne la speciale, contrastante sfumatura.

Si tratta di una parola recuperata dal latino exilis, che ha un taglio forte e deciso: è nientemeno che il gracile, lo scarso, il povero — anche moralmente. La sua origine è avvolta nel mistero: l’unica ipotesi degna di nota che viene talvolta riportata è antica (e perciò da prendere con le molle), di Sesto Pompeo Festo, grammatico del II secolo d.C., secondo cui deriverebbe da ile col prefisso ex-, descrivendo quindi dapprima una figura ‘senza fianchi’. È anche con questi duri significati mutuati dal latino, impastati di debolezza, che è vissuto per lunghi secoli (dal Trecento) in italiano.

Ma l’esile, come qualità strutturale, arriva a renderci una complessità superiore al semplice gracile. Non sono esili solo figure naturali diafane, come silhouette umane, come steli e virgulti: sono esili le linee leggere di forme architettoniche o di design — una colonna, una montatura, un telaio. E non sono forme che fanno pensare a malattia e debolezza: certo, il bicchierone di plastica sarà meno fragile del calice esile, sul parallelepipedo di granito puoi anche saltarci sopra, a differenza del tavolo sorretto da gambe esili, e l’amico grosso come un gorilla ispira senz’altro robustezza, più dell’amico dalla corporatura esile. Ma l’esile ha una dote preminente di eleganza, di grazia. Il vino esile può non essere svigorito, la voce esile può non essere sfiatata, un’argomentazione esile può non essere insulsa.

L’esile viaggia affusolato su un piano paradossale, in cui la forza della grazia e la debolezza della fragilità — leggerezza e scarsità — coesistono nella medesima struttura. Una parola bifronte, che permette quindi un pensiero tridimensionale.

Parola pubblicata il 07 Marzo 2021