SignificatoChe risuona in modo cupo; pieno di caverne; profondo e scuro come una caverna
Etimologia da caverna, voce dotta recuperata dal latino caverna, derivata di cavus ‘cavo, vuoto’.
Questa parola arriva ad avere un significato comune che è semplicemente formidabile, ma osserviamo come ci si arriva.
Naturalmente il cavernoso, come aggettivo che scaturisce da caverna, ci può parlare di qualcosa che è dotato di molte caverne, oppure che ha i caratteri di profondità e oscurità tipici di una caverna. Lineare.
Possiamo parlare di un monte cavernoso che è un vero paradiso per la fauna, della parete cavernosa a picco sul mare — e per estensione, in anatomia, di tessuti cavernosi, con cavità in cui si può raccogliere il sangue.
Invece cogliendo i tratti che ha la caverna nel nostro immaginario, si può parlare della visita in una cripta cavernosa, dei resti cavernosi di grandi alberi caduti da molto tempo. Profondità (magari sotterranea), buio, umidità, spazi stretti.
Ma cavernosa è anche — e anzi soprattutto — la voce roca dell’orco delle fiabe o dell’uomo burbero, una tosse baritonale, cavernoso il rombo scuro. Qui il riferimento alla caverna diventa poetico: la qualità del cavernoso descrive un suono dicendoci che è come se provenisse da una caverna — frutto della risonante cupa acustica di una spelonca fratturata nel fianco del monte. Ben rappresentata dal suono stesso del ‘cavernoso’.
Il fatto divertente è che si fonda su un’esperienza tanto pacificamente presente nel nostro immaginario condiviso quanto distante dall’esperienza diretta. Il rugghio terribile dell’orso che si sveglia dal fondo della caverna è un luogo comune ed è buffo che lo sia: non sono in tanti ad avere un’esperienza diretta di come suona una voce in una caverna — al massimo in un garage sotterraneo, in cui pure i suoni sono cavernosi. Peraltro si tratta di un significato ottocentesco: evidentemente, fino a non molto tempo fa le caverne erano una realtà più vicina.
Questa parola arriva ad avere un significato comune che è semplicemente formidabile, ma osserviamo come ci si arriva.
Naturalmente il cavernoso, come aggettivo che scaturisce da caverna, ci può parlare di qualcosa che è dotato di molte caverne, oppure che ha i caratteri di profondità e oscurità tipici di una caverna. Lineare.
Possiamo parlare di un monte cavernoso che è un vero paradiso per la fauna, della parete cavernosa a picco sul mare — e per estensione, in anatomia, di tessuti cavernosi, con cavità in cui si può raccogliere il sangue.
Invece cogliendo i tratti che ha la caverna nel nostro immaginario, si può parlare della visita in una cripta cavernosa, dei resti cavernosi di grandi alberi caduti da molto tempo. Profondità (magari sotterranea), buio, umidità, spazi stretti.
Ma cavernosa è anche — e anzi soprattutto — la voce roca dell’orco delle fiabe o dell’uomo burbero, una tosse baritonale, cavernoso il rombo scuro. Qui il riferimento alla caverna diventa poetico: la qualità del cavernoso descrive un suono dicendoci che è come se provenisse da una caverna — frutto della risonante cupa acustica di una spelonca fratturata nel fianco del monte. Ben rappresentata dal suono stesso del ‘cavernoso’.
Il fatto divertente è che si fonda su un’esperienza tanto pacificamente presente nel nostro immaginario condiviso quanto distante dall’esperienza diretta. Il rugghio terribile dell’orso che si sveglia dal fondo della caverna è un luogo comune ed è buffo che lo sia: non sono in tanti ad avere un’esperienza diretta di come suona una voce in una caverna — al massimo in un garage sotterraneo, in cui pure i suoni sono cavernosi. Peraltro si tratta di un significato ottocentesco: evidentemente, fino a non molto tempo fa le caverne erano una realtà più vicina.