SignificatoDocumento scritto di propria mano; in diritto, scrittura privata
Etimologia voce dotta recuperata dal latino chirographum, dal greco cheirógraphon ’ manoscritto’, composto di chéir ‘mano’ e -graphon ‘scritto’.
Questa è una parola che può impressionare: un po’ perché non è immediato per tutti coglierne il significato (e le parole che non si intendono al volo mettono sempre un po’ in soggezione), ma anche perché spesso si trova in discorsi che riguardano debiti e crediti, discorsi tendenzialmente delicati perché quando si sente parlare di chirografi e chirografari è facile che si sia nel mezzo di un fallimento. Ma non è una parola difficile: appare solo un po’ chimerica.
Già perché le due parti di cui è costituita le conosciamo benissimo. La seconda parte è quella dell’autografo, testo scritto materialmente da qualcuno in persona, quello che troviamo tracciato sul cartone del vinile e ne fa impennare il prezzo; è quella dell’omografo, termine che si scrive esattamente come un altro pur essendo un’altra cosa — per cui il rapporto tra vino e botte può riguardare sia l’invecchiamento in rovere sia le risse. Questo ‘-grafo’ ci parla di qualcosa che è scritto, scritto in una maniera particolare: l’autografo dalla persona stessa, l’omografo in modo uguale, il chirografo dalla mano.
Questo ‘chiro-’ è il medesimo del chirurgo, che opera con le proprie mani, quello del chiromante, che legge la mano e afferma di prevedere il futuro, quello dei chirotteri, ossia i pipistrelli, le cui ali sono per gran parte il risultato di un adattamento della mano. (È anche quello della chiroteca del vescovo). E allora facciamo il primo passo spavaldo e chiaro: il chirografo altro non è che il manoscritto (un sinonimo davvero buono).
Un documento scritto di propria mano. Sembrerebbe uguale all’autografo, ma nell’autografo quello che importa è il sé che scrive, invece qui ci importa solo della mano. Stendere un bel chirografo di appunti è il modo migliore per chiarirsi le idee su qualcosa, in una bozza chirografa troviamo diverse idee interessanti che sono state scartate, la vicenda privata è raccontata da alcune lettere chirografe (si può usare sia come aggettivo sia come sostantivo).
Sembra che questo termine ci racconti di testi di valore, vergati in maniera viva e autentica come testimonianze di pensiero; curiosamente nel lessico del diritto ha il valore contrario. Il chirografo è una scrittura privata, è titolo di un’obbligazione, la prova; ma è un titolo qualunque, scritto a mano, e così il creditore chirografario (cioè che ha un chirografo) se la passa male a confronto con creditori privilegiati, con diritti di prelazione (cioè di essere soddisfatti per primi), assistiti da garanzie reali come pegni e ipoteche, o personali come fideiussioni.
L’ascendenza greca la fa suonare dotta, e in effetti, fuor di usi tecnici, è una parola ricercata. Ma quando si cerca una via che non si sganci in un oggetto come il manoscritto e che non sia aggrappata a un sé come l’autografo, il chirografo (su cui con l’orecchio giusto si sente ancora grattare la penna) rappresenta il discreto sentiero di mezzo.
Questa è una parola che può impressionare: un po’ perché non è immediato per tutti coglierne il significato (e le parole che non si intendono al volo mettono sempre un po’ in soggezione), ma anche perché spesso si trova in discorsi che riguardano debiti e crediti, discorsi tendenzialmente delicati perché quando si sente parlare di chirografi e chirografari è facile che si sia nel mezzo di un fallimento. Ma non è una parola difficile: appare solo un po’ chimerica.
Già perché le due parti di cui è costituita le conosciamo benissimo. La seconda parte è quella dell’autografo, testo scritto materialmente da qualcuno in persona, quello che troviamo tracciato sul cartone del vinile e ne fa impennare il prezzo; è quella dell’omografo, termine che si scrive esattamente come un altro pur essendo un’altra cosa — per cui il rapporto tra vino e botte può riguardare sia l’invecchiamento in rovere sia le risse. Questo ‘-grafo’ ci parla di qualcosa che è scritto, scritto in una maniera particolare: l’autografo dalla persona stessa, l’omografo in modo uguale, il chirografo dalla mano.
Questo ‘chiro-’ è il medesimo del chirurgo, che opera con le proprie mani, quello del chiromante, che legge la mano e afferma di prevedere il futuro, quello dei chirotteri, ossia i pipistrelli, le cui ali sono per gran parte il risultato di un adattamento della mano. (È anche quello della chiroteca del vescovo). E allora facciamo il primo passo spavaldo e chiaro: il chirografo altro non è che il manoscritto (un sinonimo davvero buono).
Un documento scritto di propria mano. Sembrerebbe uguale all’autografo, ma nell’autografo quello che importa è il sé che scrive, invece qui ci importa solo della mano. Stendere un bel chirografo di appunti è il modo migliore per chiarirsi le idee su qualcosa, in una bozza chirografa troviamo diverse idee interessanti che sono state scartate, la vicenda privata è raccontata da alcune lettere chirografe (si può usare sia come aggettivo sia come sostantivo).
Sembra che questo termine ci racconti di testi di valore, vergati in maniera viva e autentica come testimonianze di pensiero; curiosamente nel lessico del diritto ha il valore contrario. Il chirografo è una scrittura privata, è titolo di un’obbligazione, la prova; ma è un titolo qualunque, scritto a mano, e così il creditore chirografario (cioè che ha un chirografo) se la passa male a confronto con creditori privilegiati, con diritti di prelazione (cioè di essere soddisfatti per primi), assistiti da garanzie reali come pegni e ipoteche, o personali come fideiussioni.
L’ascendenza greca la fa suonare dotta, e in effetti, fuor di usi tecnici, è una parola ricercata. Ma quando si cerca una via che non si sganci in un oggetto come il manoscritto e che non sia aggrappata a un sé come l’autografo, il chirografo (su cui con l’orecchio giusto si sente ancora grattare la penna) rappresenta il discreto sentiero di mezzo.