Dattilettico
dat-ti-lèt-ti-co
Significato Persona che ha una tendenza non volontaria a colpire i mobili con le dita dei piedi
Etimologia voce dotta recuperata dal greco dachtyliptikos, da dàktilos ‘dito’ e lebo ‘prendere’ (cfr. epilessia, catalessi).
Parola pubblicata il 01 Aprile 2020
Una burla al giorno - le parole inventate del 1° aprile
Ogni anno, a partire dal 2015, bandiamo un concorso burlone per il 1° di aprile: tutti gli utenti di 'Una parola al giorno' sono chiamati a scrivere la loro parola del giorno — completamente inventata, e divertente. La parola vincitrice viene pubblicata ufficialmente fra le parole del giorno.
Questa parola inventata e scritta da Beatrice Nobile è la vincitrice del concorso del 1° aprile “Una burla al giorno 2020”! Le facciamo i nostri più fervidi complimenti, brava!
Che sia sfortuna, che sia più o meno inconscio masochismo, tutti siamo stati almeno una volta nella vita dattilettici. Riusciremo dunque, senza eccessivi sforzi, ad empatizzare con quella sensazione di impotenza che assale il dattilettico nel momento in cui sa di aver colpito, ad esempio, il comodino e sente che da un momento all’altro il dolore salirà e causerà non poche imprecazioni, lacrime trattenute e saltelli sul posto.
La parola dattilessia ha origini incerte, ma sono pervenuti dei frammenti di testo del IX secolo a.C. nella zona della Grecia meridionale che testimoniano l’uso di tale termine, in quel caso per descrivere un falegname di nome Tasos che, distratto in quanto follemente innamorato di una donna bellissima che non lo considerava, colpisce il banco da lavoro della sua bottega e piange lacrime di dolore. Delizioso, in quello stralcio poetico, l’accostamento di un dolore fisico provocato dalla dattilessia a quello spirituale, dovuto al suo amore non corrisposto.
L’uso che ne viene fatto oggigiorno è ancora molto ridotto: la tendenza a colpire librerie, porte o altri componenti d’arredo del dattilettico accade in particolar modo in momenti di scarsa lucidità (come nel caso dello sventurato Tasos, più di due millenni fa!) oppure di insufficiente illuminazione. Il dattilettico dunque è spesso un eroe silenzioso, costretto a soffocare i propri lamenti per garantire una buona qualità del sonno ai propri cari.
Il termine, così pieno e dotto, richiama una situazione paradossale, buffa ma allo stesso tempo drammatica per chi la vive. Si evince un uso molto ridotto della parola: il dattilettico vive la propria situazione con imbarazzo oppure con un’ironia dolceamara che lo fa evitare di utilizzare termini dotti nel raccontarla. E così, il Tasos dei giorni nostri preferisce, nelle sue abituali chiacchere da bar, raccontare agli amici di aver “sbattuto il mignolino del piede sulla gamba del tavolo” ed annesse ingiurie contro il mobile.