SignificatoLibro magico, manuale per evocare demoni e spiriti; libro esoterico
Etimologia probabilmente attraverso l’inglese, dal francese grimoire, da grammaire ‘grammatica’, ma anche ‘incantesimo’.
Parola fra le più serie, e auliche, e forte di una suggestiva storia millenaria… ma non in italiano. Può stupire, ma non si trova registrata sui dizionari, e il suo uso, oggi largo e diffuso, non ha più di una ventina d’anni, con qualche sporadico precedente in traduzioni dall’inglese e dal francese. Siamo quindi davanti a una creatura insieme antica e giovanissima, che riserva sorprese splendide.
Il grimorio è essenzialmente il libro di magia. Questa definizione è intesa in senso molto lato, ma se dovessimo indicare un senso specifico sarebbe quello di manuale esoterico per l’invocazione di demoni e spiriti dei morti. Questo è il senso principe del grimoire, inglese ma prima francese, che affonda direttamente nella grammaire, cioè nella grammatica.
In italiano non è un’associazione che abbia avuto grande risonanza, ma in lingue come il francese e l’inglese il filone che unisce la grammatica all’esoterismo è piuttosto radicato e florido (l’abbiamo visto nel glamour): dal francese antico in cui gramaire era, oltre alla grammatica, anche il libro dell’occulto, arriviamo all’inglese in cui gramarye è pianamente la negromanzia.
Nella grammatica, cioè nella regola del discorso che schiude il potere della parola (regola difficile, esoterica), si legge riflessa la regola delle formule da recitare per compiere i sortilegi più oscuri e pericolosi, che garantiscono il contatto coi morti e il richiamo di entità potenti. E dopotutto, non è quello che facciamo sempre leggendo un libro?, confrontandoci col suo autore assente e dissigillando il potere dei concetti che custodisce? Questa associazione legata sul potere della grammatica è di una bellezza sfavillante.
Oggi a parlare propriamente di grimorî, oltre a maghi ciarlatani che circonvengono gli incapaci (rapidissimi nel cogliere il nuovo termine con cui suggestionare gli sprovveduti) e a chi commercia in libri dell’occulto, sono soprattutto le persone che, come autori o fruitori, si rifanno a immaginari fantastici che si allargano su misteri ed esoterismi, dal genere spada e stregoneria alle narrazioni grottesche e dell’orrore, in cui i tomi magici e negromantici hanno spesso un ruolo rilevante (senza contare che probabilmente uno dei canali più forti ad aver introdotto il termine è il gioco di carte Magic the Gathering, in cui il mazzo di carte del giocatore è giusto chiamato ‘grimorio’).
In modo più esteso si può però parlare del grimorio di appunti e sbobinature che abbiamo messo insieme per superare l’esame dal programma vasto e sfumato, del grimorio della nonna in cui ricette gelosamente custodite sono registrate con abbreviazioni e annotazioni criptiche, del grimorio su cui ci segniamo le nostre idee migliori. Un libro magico, spesso ponderoso, capace di evocare e rievocare, dischiudere e spiegare segreti inaccessibili — decisamente un quaderno per pochi.
Parola fra le più serie, e auliche, e forte di una suggestiva storia millenaria… ma non in italiano. Può stupire, ma non si trova registrata sui dizionari, e il suo uso, oggi largo e diffuso, non ha più di una ventina d’anni, con qualche sporadico precedente in traduzioni dall’inglese e dal francese. Siamo quindi davanti a una creatura insieme antica e giovanissima, che riserva sorprese splendide.
Il grimorio è essenzialmente il libro di magia. Questa definizione è intesa in senso molto lato, ma se dovessimo indicare un senso specifico sarebbe quello di manuale esoterico per l’invocazione di demoni e spiriti dei morti. Questo è il senso principe del grimoire, inglese ma prima francese, che affonda direttamente nella grammaire, cioè nella grammatica.
In italiano non è un’associazione che abbia avuto grande risonanza, ma in lingue come il francese e l’inglese il filone che unisce la grammatica all’esoterismo è piuttosto radicato e florido (l’abbiamo visto nel glamour): dal francese antico in cui gramaire era, oltre alla grammatica, anche il libro dell’occulto, arriviamo all’inglese in cui gramarye è pianamente la negromanzia.
Nella grammatica, cioè nella regola del discorso che schiude il potere della parola (regola difficile, esoterica), si legge riflessa la regola delle formule da recitare per compiere i sortilegi più oscuri e pericolosi, che garantiscono il contatto coi morti e il richiamo di entità potenti. E dopotutto, non è quello che facciamo sempre leggendo un libro?, confrontandoci col suo autore assente e dissigillando il potere dei concetti che custodisce? Questa associazione legata sul potere della grammatica è di una bellezza sfavillante.
Oggi a parlare propriamente di grimorî, oltre a maghi ciarlatani che circonvengono gli incapaci (rapidissimi nel cogliere il nuovo termine con cui suggestionare gli sprovveduti) e a chi commercia in libri dell’occulto, sono soprattutto le persone che, come autori o fruitori, si rifanno a immaginari fantastici che si allargano su misteri ed esoterismi, dal genere spada e stregoneria alle narrazioni grottesche e dell’orrore, in cui i tomi magici e negromantici hanno spesso un ruolo rilevante (senza contare che probabilmente uno dei canali più forti ad aver introdotto il termine è il gioco di carte Magic the Gathering, in cui il mazzo di carte del giocatore è giusto chiamato ‘grimorio’).
In modo più esteso si può però parlare del grimorio di appunti e sbobinature che abbiamo messo insieme per superare l’esame dal programma vasto e sfumato, del grimorio della nonna in cui ricette gelosamente custodite sono registrate con abbreviazioni e annotazioni criptiche, del grimorio su cui ci segniamo le nostre idee migliori. Un libro magico, spesso ponderoso, capace di evocare e rievocare, dischiudere e spiegare segreti inaccessibili — decisamente un quaderno per pochi.