SignificatoChe persiste nello stato di peccato; che non cambia la propria condizione o le proprie abitudini, specie dannose
Etimologia dal latino tardo impoènitens, composto di in- negativo e dal participio presente di poenitere ‘pentirsi’.
Per quanto il punto di partenza di questa parola, nella teologia cattolica, sia un significato piuttosto intenso, oggi il suo colore è volentieri ironico e bonario.
L’impenitente sarebbe colui che non si pente delle proprie colpe, e che quindi, per negligenza o per aperto rifiuto, non fa ammenda e permane in quello stato di peccato che lo tiene lontano dalla comunione con Dio. Con la perdita di mordente del concetto di peccato e la secolarizzazione evidente di quello di pentimento, muta anche il profilo dell’impenitente.
Rimane semplicemente colui che persiste in condizioni e abitudini ritenute poco edificanti, non senza una certa sfacciataggine: classicamente (anche se pure questa figura è in remissione) si parla dello scapolo impenitente, ma possiamo anche parlare di quel mangione impenitente dello zio che non accetta meno di un tris di primi nonostante le raccomandazioni del medico, del truffatore impenitente che nel sole a scacchi ha trovato cento nuovi appoggi per i suoi imbrogli; e colorando il vizio d’ironia si può parlare dell’amico che è un romantico impenitente, dell’impenitente cortesia di chi ci scosta la sedia dal tavolo per farci accomodare, della passione impenitente per l’opera.
Un termine incisivo e brillante, che con un tratto preciso segna un insistente tralignare dalla retta via e la lontananza dalla ricerca di scuse ed emende.
Per quanto il punto di partenza di questa parola, nella teologia cattolica, sia un significato piuttosto intenso, oggi il suo colore è volentieri ironico e bonario.
L’impenitente sarebbe colui che non si pente delle proprie colpe, e che quindi, per negligenza o per aperto rifiuto, non fa ammenda e permane in quello stato di peccato che lo tiene lontano dalla comunione con Dio. Con la perdita di mordente del concetto di peccato e la secolarizzazione evidente di quello di pentimento, muta anche il profilo dell’impenitente.
Rimane semplicemente colui che persiste in condizioni e abitudini ritenute poco edificanti, non senza una certa sfacciataggine: classicamente (anche se pure questa figura è in remissione) si parla dello scapolo impenitente, ma possiamo anche parlare di quel mangione impenitente dello zio che non accetta meno di un tris di primi nonostante le raccomandazioni del medico, del truffatore impenitente che nel sole a scacchi ha trovato cento nuovi appoggi per i suoi imbrogli; e colorando il vizio d’ironia si può parlare dell’amico che è un romantico impenitente, dell’impenitente cortesia di chi ci scosta la sedia dal tavolo per farci accomodare, della passione impenitente per l’opera.
Un termine incisivo e brillante, che con un tratto preciso segna un insistente tralignare dalla retta via e la lontananza dalla ricerca di scuse ed emende.