Irrevocabile

ir-re-vo-cà-bi-le

Significato Che non può essere revocato o annullato; che non può più ritornare

Etimologia voce dotta recuperata dall’aggettivo latino irrevocabilis, negazione di revocabilis, derivato dal verbo revocare ‘richiamare’, ‘chiamare indietro’, ‘far ritornare’.

Tutto ciò che si presenta come definitivo non può mai lasciarci indifferenti, ci suscita sempre un certo sentimento - che sia profondamente negativo, di titubanza e smarrimento oppure di enorme sollievo.

Per questo, una parola come irrevocabile suona tuonante, granitica, spaventosamente sicura di sé. Costruita con la particella negativa in-, questa voce chiude appunto alla revocabilità, alla possibilità di annullare, tornare indietro, ritrattare.

La si può sentire riferita ad una decisione personale che è (o si vorrebbe che fosse...) al grado massimo netta e definitiva, come ad esempio quella con cui si apre il diario di Zeno Cosini:

L'ho finita con la psico-analisi. Dopo di averla praticata assiduamente per sei mesi interi sto peggio di prima. Non ho ancora congedato il dottore, ma la mia risoluzione è irrevocabile.

Italo Svevo, La Coscienza di Zeno


Più comunemente tuttavia, l’alto uso di questo termine nella nostra lingua riguarda l’ambito del diritto: sentenza irrevocabile, atto irrevocabile, condanna irrevocabile – in tutti questi casi si tratta di situazioni giuridiche nelle quali non è più possibile porre modifiche, attuare una revoca: ciò che è fatto è fatto.

Questo “non si torna più indietro” può talvolta suonare epico, indomito, e accendere gli animi di quel senso di forza e di onnipotenza che rischiano di essere tanto ottusi quanto determinanti: lo aveva intuito bene Benito Mussolini che, nel discorso con cui il 10 giugno 1940 annunciava alla nazione l’entrata in guerra al fianco della Germania, proclamava orgoglioso: “Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia” – e le guerre sono certamente nell’alveo di quelle decisioni la cui irrevocabilità è devastante.

Il verbo latino revocare, da cui l’aggettivo revocabilis, è formato dall’unione di vocare, ‘chiamare’, con il prefisso re- che indica un movimento a ritroso, un ritornare ad uno stadio anteriore, recuperare qualcosa lasciato indietro.
Irrevocabile è dunque latinamente anche l’impossibilità di “richiamare indietro”, di riportare al presente ciò che non è più:

[…] Mi sovvien del tempo
che mi scendesti in seno. Era quel dolce
e irrevocabil tempo, allor che s'apre
al guardo giovanil questa infelice
scena del mondo, e gli sorride in vista
di paradiso.

Giacomo Leopardi, La vita solitaria

Qui Leopardi, rievocando il tempo lontano in cui l’amore giovanile gli aveva acceso il cuore, ci mostra uno sguardo dolcemente nostalgico verso quegli anni “che non tornano più”, come tutti noi da giovani avremo sentito ripeterci milioni di volte da parenti o persone più grandi. Ecco dunque che, fossero stati poeti, avrebbero potuto utilizzare questo sintetico aggettivo che riassume in sé l’intero concetto, che dice qualcosa che non può ritornare, che è condannato al mai più. Che ci parla dell’infinito.

Le parole irrevocabile, irremeabile e altre tali, produrranno sempre una sensazione piacevole… perché destano un’idea senza limiti, e non possibile a concepirsi interamente.

Giacomo Leopardi, Zibaldone

E che per questo, asserisce Leopardi, sono e saranno sempre poeticissime.

Parola pubblicata il 02 Maggio 2022

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.