La

la

Significato Come sostantivo: nome di una delle note musicali, utilizzato in molti Paesi soprattutto di area latina; originariamente indicava l’estremità acuta dell’esacordo guidoniano. In senso figurato: ‘dare il la’, dare l’avvio a qualcosa

Etimologia dalla sillaba iniziale del secondo emistichio (mezzo verso) di un verso dell’inno a San Giovanni Battista: labii reatum.

Il battesimo della nota musicale La, sillaba incipitaria dell’emistichio (metà verso) labii reatum, fu impartito circa mille anni fa dal monaco benedettino Guido d’Arezzo, che escogitò una «brevissima et facili regula» per aiutare la memorizzazione degli intervalli della scala. Dividendo in due emistichi ognuno dei primi tre versi dell’inno di S. Giovanni Ut queant laxis, Guido scelse le relative sei syllabae iniziali, sulle quali si cantavano gli altrettanti suoni che procedevano secondo la successione ascendente dell’esacordo. Nominò perciò i sei gradi con le sei syllabae (ora è chiaro perché si chiamavano così: erano proprio sillabe!), dette anche voces. Imparando l’inno, chiunque avrebbe potuto facilmente memorizzare nel giusto ordine i sei gradi. Ne abbiamo già parlato a proposito del solfeggio.

La successione esacordale Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La (che poteva iniziare da Do, da Fa o da Sol) rimase fondamentale per il sistema musicale fino a pochi secoli fa. Persino un musicista brillante come Vincenzo Galilei — proprio il padre del grande scienziato Galileo — credette di rinvenire l’etimologia della parola liuto negli estremi dell’esacordo discendente La-Ut. La realtà è diversa, come abbiamo letto a proposito di questo strumento, ma ‘Vincentio’ era un eccellente compositore, liutista e ardito sperimentatore, e nutriva un’accesa passione per il suo ‘lauto’.

Nel passato, in ogni luogo si adottava un La diverso, passibile oltretutto di cambiamenti con il trascorrere del tempo. Non si conosce, per esempio, l’altezza del La usato a Roma nel Cinquecento, ma si sa per certo che a partire dal primo Seicento fu abbassato drasticamente, fino ad attestarsi circa a 385 Hz, indicativamente un tono sotto l’attuale.

Il 20 luglio 1988 fu presentato un disegno di legge secondo il quale la nota La3 doveva corrispondere «alla frequenza di 432 Hertz (Hz), misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi». L’uso di strumenti non conformi sarebbe stato punito con una multa fino a 1.000.000 di lire! Ma la legge n. 170 del 3 maggio 1989 stabilì definitivamente per il La3 la frequenza di 440Hz. La ‘normalizzazione’ del La fu una battaglia tenacemente sostenuta dalla musicologa Liliana Pannella, sorella del più famoso Giacinto, detto Marco, al tempo preoccupata dell’imperversante gioco al rialzo che riguardava l’intonazione.

Oggi sembra quasi inconcepibile che la politica si sia potuta preoccupare di questioni del genere… e invece già nel 1881 Giuseppe Verdi e altri musicisti avanzarono al Governo la richiesta di adottare un diapason a 432 Hz.

Diapason appartenuto a Lorenzo Perosi (1872–1956)

L’attuale innalzamento del La a 440 vibrazioni ha giovato alla sonorità e alla brillantezza del timbro di alcuni strumenti, ma ha prodotto altri inconvenienti, suscitando anche l’opposizione di numerosi cantanti, incluso uno dei più noti tenori del Novecento, Giacomo Lauri Volpi.

Le culture occidentali che non impiegano il nome La della nota musicale, utilizzano una notazione alfabetica ereditata da quella medievale, che a sua volta era stata mutuata dalla teoria greca. La classificazione delle scale di ottava partiva proprio dal La e iniziava, giustamente, con la prima lettera dell’alfabeto, ossia la A.

Una piccola sillaba, dunque, ha segnato momenti fondamentali della storia della musica.

Quanto all’articolo determinativo femminile singolare ‘la’ e all’omonimo pronome personale, terza persona singolare, entrambi derivano dal latino illa ‘quella’.

Concludendo: il La ricopre un ruolo di grande importanza. Infatti, gli strumenti a corda più diffusi hanno sempre una corda a vuoto su questa nota. Quando il primo oboe fa accordare i suoi colleghi dell’orchestra, dà il la. Da questa prassi proviene il senso figurato. «Dare il la» significa offrire uno spunto per un argomento o un’azione. Si può dare il la a un amico, magari facendogli venire in mente un progetto ardito. In questi casi, il la ha la stessa funzione di una piccola scintilla che è in grado di riaccendere un desiderio da troppo tempo quiescente.

Parola pubblicata il 05 Dicembre 2021

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale